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IL DOVERE DIRITTO DI DENUNCIARE…

Come operatori della salute è un nostro dovere cercare soluzioni ai tanti problemi sanitari con i responsabili ma dobbiamo dire che nella maggior parte dei casi non ci si riesce. A questo punto due sono le strade percorribili o in nome della cosiddetta “immagine della Azienda si rimane in silenzio subendo e diventando anche complici o ci si rivolge anche agli utenti- finanziatori della sanità pubblica per metterli al corrente, da un punto di vista dei lavoratori, di quelle che sono le attuali offerte sanitarie. Non è un lamentarsi senza senso o ancora peggio un tentativo “furbesco” per non lavorare, ma un percorso di conoscenza che la cittadinanza HA IL DIRITTO DI SAPERE.

 

Inoltre se attraverso un’interpretazione restrittiva di una norma nata per tutelare l’immagine Aziendale non si vuole permettere neanche a rappresentanti dei lavoratori di dire ciò che accade all’interno di una struttura sanitaria pubblica siamo alla frutta o forse sarebbe meglio dire alla “ TURCA”.

Essere chiamati a rispondere a un consiglio di disciplina, come sta accadendo a Alessia e Lorenzo dello Spallanzani, con la minaccia del licenziamento, per aver denunciato la carenza degli organici e il continuo rischio per chi oggi richiede cura nelle nostre strutture sanitarie, è vergognoso, perchè IL VERO REATO è come siamo costretti a lavorare.

Tutti lo denunciano su giornali e TV quando succedono i “fattacci” (pazienti ricoverati sui pavimenti ai Dea, operatori aggrediti da masse di utenti esasperati, totale impossibilità di garantire assistenza per mancanza di posti letto, di servizi territoriali che continuano a essere chiusi e tagliati…),ma non ci risulta che i dirigenti aziendali siano licenziati o inviati a consigli di disciplina per responsabilità che sono molto più grandi e molto ben remunerate…

La Regione e tutti i Direttori Generali conoscono bene la situazione che si è generata con i tagli sul personale ma invece di risolvere il problema minacciano il licenziamento di due rappresentanti sindacali che denunciano fuori dell’orario di lavoro le condizioni critiche che si sono determinate.

Loro, ipocritamente, così si salvano la faccia e mantengono l’immagine di una sanità pubblica ormai solamente virtuale…ma dentro i reparti di tutto il Lazio e di tutta Italia, viene ridotto il personale turnante, si obbligano straordinari, non si concedono ferie, si aggiungono barelle, si impongono tempi di attesa disumani…e, in una logica imperante di distruzione del pubblico, l’offerta di un privato invasivo e dilagante diventa, per chi gestisce la sanità, l’obiettivo da concretizzare.

NOI COME OPERATORI DELLA SANITA’ PUBBLICA CI DIFENDIAMO LA NOSTRA PROFESSIONALITA’ E DIGNITA’…non possiamo/dobbiamo dire bugie a chi, disperato, si rivolge a noi per ricevere risposte concrete su prevenzione, cura e riabilitazione, per una salute complessiva e non solo rispondente ad una emergenza che ormai sta diventando quotidianità: “Appuntamento fra 8 mesi..per una visita..una ecografia..un ricovero”… “Siamo alla dodicesima ora di servizio, come ieri e l’altro ieri”… “Siamo in attesa che la situazione migliori ”.

NOI DOBBIAMO DENUNCIARE LA SITUAZIONE DI RISCHIO E RIFIUTARE DI LAVORARE IN SOTT’ORGANICO E SENZA GARANZIE PER LA SALUTE DEGLI UTENTI E DEGLI OPERATORI, E NON POSSIAMO PERMETTERE CHE QUESTO CI FACCIA PURE SUBIRE CONSIGLI DI DISCIPLINA CON MINACCIA DI LICENZIAMENTI.

Essere solidali con questi due lavoratori non è solo dovuto nei loro confronti e contro l’arroganza e l’ipocrisia dei nostri dirigenti sanitari, ma è la battaglia che TUTTI/E dobbiamo fare per il DIRITTO ALLA SALUTE.

Martedì 18/7 dalle ore 8,30 presidio davanti allo Spallanzani (via Portuense 292)

Info su: www.azimut-onlus.org

 

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