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UNA BREVE SINTESI DEL CONVEGNO SULLA FIAT DI TORINO

SERGIO BONETTO analizza le contraddizioni del contratto firmato a Mirafiori a partire dalla questione delle norme e delle regole del lavoro: l’art. 7 introduce un elemento di discrezionalità nella scelta dei lavoratori destinati alla CIG a partire dal riferimento ad un non meglio precisato “evento improvviso e straordinario”; distorce il profilo delle rappresentanze sindacali nelle RSU dal momento che saranno espressione solo dei sindacati firmatari dei contratti e sostanzialmente nominati non più dai lavoratori all’interno della fabbrica, ma indicati dall’esterno; limita enormemente il diritto di sciopero.

Quello che appare evidente, in ultima analisi, è l’operazione politica di sostanziale isolamento e ricattabilità dei lavoratori [sottomessi al potere di una vera e propria aristocrazia burocratica sindacale]: pertanto essi devono cominciare a darsi-scegliersi dal basso dei delegati, che poi verranno riconosciuti da tutti prima che imposti dall’esterno.

FULVIO PERINI analizza le contraddizioni del contratto a partire dai danni recati alla salute. Sono contraddizioni che investono i rapporti tra operai e impiegati, la natura di genere del lavoro (effetti sui maschi e le femmine). Ricorda che il decreto 81 (ex l. 626) riconosce ai lavoratori il diritto di eleggere i propri rappresentanti alla sicurezza.
Si sofferma sui danni alla salute provocati dall’aumento dei ritmi di lavoro e dalla velocità di esecuzione alla catena TMC2: la FIAT ha già subito due processi ed ha patteggiato la pena, segno che la questione è grave e si aggraverà ancora di più. La novità principale del contratto è ancor più negativa per gli operai e in contrasto con la legge sulla sicurezza: riconosce tempi di pausa spostati ad inizio e fine turno. Qui possiamo riconoscere la natura del conflitto con gli impiegati, che hanno diritto a 15 minuti di pausa ogni due ore grazie alla normativa europea sull’esposizione al video. Elenca i danni alla salute provocati dalla saturazione dei ritmi di lavoro e dei turni di notte per coloro che sono affetti da patologie degenerative (diabetici, ipertesi, disturbi metabolici e ormonali, ecc.), e in particolare gli effetti cancerogeni sulle donne (tumori alla mammella, secondo un recentissimo studio svizzero). L’effetto di questo sovraccarico, tuttavia, resterà mascherato dal momento che l’attuale governo non ha ancora emanato i decreti attuativi specifici della legge 81 in merito all’obbligo dei medici del lavoro di segnalare annualmente i dati sull’assenteismo per malattia e l’andamento dei giudizi di inidoneità.
Ricorda l’esperienza sudamericana delle lotte dei lavoratori: da una parte la dinamica della “peruvizzazzione”; ovvero la contrattazione sindacale per commissioni aziendali; dall’altra la “uruguaizzazione”, ovvero l’estensione della contrattazione nazionale, che ha portato all’aumento delle iscrizioni al sindacato del 30%: Perini è favorevole a quest’ultima e, contemporaneamente, indica nella pratica politica dell’inchiesta operaia fatta ai cancelli – quella prevalente prima del 1970 – l’unica possibilità di ricominciare a fare politica dal basso e fuori dalle fabbriche (fuori dai privilegi dell’aristocrazia aziendale).

GUIDO VIALE critica l’entità delle cifre degli investimenti annunciati e denuncia l’origine “americana” dei mezzi di produzione che verranno istallati negli impianti della newco: si tratta dei pianali e dei motori prodotti in Chrysler, che, per effetto dell’accordo imposto da Obama per permettere la scalata, la FIAT deve importata al fuori degli USA e dei paesi del NAFTA.
Lo smembramento della DIAT servirà ad affittare lavoratori e stabilimenti.
Successivamente Viale sposta l’attenzione sul problema della riconversione di operai e fabbriche produttrici di sacchetti di plastica, anche alla luce delle risoluzioni di Cancoon: dal momento che il capitale si finanziarizza e la fabbrica dismette conoscenze ed esperienze a favore di un saper fare sempre più dequalificato e spoliticizzato, il vero fuoco dello scontro sarà quello del riuso di saperi operai e tecnici molto specializzati a livello locale e dunque a questo livello si devono incontrare lotte operaie ed ecologiste.

Intervengono a questo punto due rappresentanti di comitati di lotta: 1) GIGLIOLA del COMITATO ACQUA PUBBLICA ricorda che questa battaglia è stata finora vincente perché radicata nel senso comune, nonostante una certa sottovalutazione politica iniziale da parte della sinistra verso la sensibilità diffusa degli italiani; sottolinea che la cancellazione di due quesiti non inficia la complessità dell’impianto generale della battaglia referendaria – 2) un membro (donna) dei COMITATI NO TAV rivendica alla loro esperienza la primogenitura dello spirito delle lotte contro la logica del profitto, che punta a separare i lavoratori dagli utenti-clienti e dalle popolazioni locali; elenca tutte le relazioni qualificanti tra la lotta alla TAV e la lotta più generale: le morti sul lavoro, la negazione dei diritti dei lavoratori, la privatizzazione del trasporto locale e merci, la FIAT come general contractor della TAV.

VITTORIO REISER riparte dall’accordo del 1955 e dalle tutele che conteneva per analizzare questo del 2010, che prevede pesanti riduzioni dei diritti (le commissioni paritetiche, per esempio, sono puramente consultive). Riflette su una lettura articolata dei sì e dei no e della potenzialità politica che si è aperta a partire dall’atto di forza aziendale. Il 54% dei sì, esclusi i sì convinti dei capi aziendali, differenti dalla massa degli impiegati e dei tecnici amministrativi, è un risultato molto contrastato e può manifestare elementi di potenziale contraddizione e di ribellione da organizzare politicamente nella fase delle more contrattuali: c’è un margine di agibilità politica e aziendale SUBITO, al di là delle etichette sindacali. E’ un lavoro libero sui no espressi come coscienza di classe e di senso di ingiustizia sperimentato su di sé, sul proprio corpo, sulla propria pelle, non per puro senso di appartenenza politico-aziendale. Da qui dobbiamo ripartire.

DELEGATO COBAS POMIGLIANO critica l’organizzazione del convegno per aver scelto l’orario mattutino e non pomeridiano, che avrebbe permesso una maggiore presenza di operai Mirafiori (viene criticato dalla platea); chiede di generalizzare lo scontro a livello sociale: bisogna occupare le fabbriche e mettere fine alle divisioni della sinistra.

JACOPO, MOVIMENTO STUDENTESCO

RICCARDO BELLOFIORE annuncia l’uscita imminente del nuovo numero della rivista Alternative dedicata allo scontro attuale.
Riparte da un punto molto importante, anche rispetto agli interventi dei comitati: chiarisce che il lavoro non e’ un bene comune, ma forza lavoro, prestazione attaccata al corpo del lavoratore e della lavoratrice e pertanto la radicalità del conflitto posto in essere alla FIAT è esattamente qui.
Analizza lo scenario mondiale della produzione e del consumo delle merci alla luce della crisi finanziaria in atto e constata che il sistema si regge ancora (cioè evita la stagnazione) sulla spinta all’acquisto-consumo da parte delle borghesie consumatrici dei paesi emergenti: il sistema tiene insieme la scommessa della delocalizzazione degli impianti produttivi e della pressione su salari e diritti (in accordo con Perini e Reiser). Tuttavia il sistema è destinato ad implodere e si porrà anche per la FIAT la scelta tra nazionalizzazione o riconversione ecologica (in accordo con Viale).
E’ convinto che non si tratta, di fronte alla durezza dello scontro in atto, solo di alleanze strategiche, ma di costruire un unico grande fronte di lotta a partire dalle reali condizioni di sfruttamento (p.e. all’università, la riforma non riguarda solo docenti e studenti, ma tutto il fronte sommerso e fantasma dei tecnici amministrativi e delle decine di forme contrattuali precarie a loro destinate).

CONCLUDE PIERO BERNOCCHI – sottolinea il rilievo politico del risultato del referendum FIAT: esclusi i due seggi degli amministrativi, negli altri i no operai sono stati 1938 contro 1800 circa. Rivendica la primogenitura politica del conflitto aperto dai COBAS nel 2008 con la grande manifestazione del 17 ottobre e lo slogan del conflitto “Noi la vostra crisi non la paghiamo”, e soprattutto la centralità del conflitto nella scuola (apre una parentesi autocritica sull’illusione dell’integrazione europea: illusione di un progresso definitivo del sistema di regolazione dei rapporti capitale-lavoro e del consolidamento dei diritti acquisiti, che ha aperto le porte all’attacco capitalistico e finanziario a quegli stessi diritti e ai beni comuni). Rileva l’entità dei dati sulle lotte in corso nei vari paesi europei a partire dal superiore grado di resistenza e di conflitto nel settore pubblico rispetto a quello privato (un rapporto di 4 a 1). Il problema è che l’egemonia della logica del capitale e del padronato italiano, europeo e internazionale ha conquistato ampi settori dei salariati: si tratta di un’egemonia non solo a livello di paure dei barbari, dei migranti, ma anche di identificazione con gli interessi dei piccoli e medi padroni. Da qui discende il ritorno delle politiche protezioniste-colbertiane, razziste e la saldatura ideologica Lega-operai. Per questo oggi è difficile proporre a quei no l’occupazione delle fabbriche. Ma proprio per questo, e malgrado tutto ciò, il risultato di quei no è strabiliante.
La situazione italiana è resa ancor più drammatica dall’assenza di una vera opposizione politica in grado di fare da sponda: per questo, quei sì sono anche il prodotto di questo processo politico di isolamento e disperazione. Quindi, in accordo con Reiser, ritiene che il risultato di questo referendum è la riapertura alla grande del conflitto che ha ampi margini politici.
Tuttavia, contrariamente a quanto ha affermato Viale, Bernocchi non crede che il destino dell’auto sia in scadenza a breve; ritiene che la mobilitazione per i beni comuni abbia la stessa radicalità di quella capitale-lavoro e, come Bellofiore, è convinto che il lavoro NON E’ UN BENE COMUNE.
I conflitti sono radicati nella società e a partire dalla società, senza etichette: si deve costituire un FRONTE POLITICO, SENZA PARTITI, simile alle lotte sudamericane antimercificazione e antigerarchie. In questa visione generale bisogna costruire l’appuntamento del 28 (apre una parentesi sugli errori storici della FIOM, anche in funzione antiCOBAS).

Info su: www.azimut-onlus.org

 

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