IL DEA:UN "CORPO ESTRANEO" NEL POLICLINICO?

Ormai dovrebbe essere certa l’apertura del nuovo Pronto Soccorso tra pochi giorni. Da quanto ci è stato comunicato la vecchia struttura dovrebbe chiudere il 2/6 per riaprire, nella nuova sede, il giorno 10/6 dopo una serie di simulazioni ed esercitazioni per il personale.

Diverse sono le cose che forse potevano essere fatte con un criterio più funzionale anche se è vero che, solo quando si inizierà l’attività reale e concreta, si potrà dare un giudizio complessivo apportando le modificazioni necessarie e possibili.

Alcune cose invece si possono e si devono dire subito poiché condizionano pesantemente tutti gli sforzi per tentare di far funzionare in maniera accettabile questa importante, complessa e delicata struttura che è il DEA.

Ancora non si è arrivati, ne ci sono segnali in questa direzione, ad avere una struttura di gestione e coordinamento del DEA seria e credibile. Al di la dell’impegno di alcuni singoli responsabili, spesso nella difficile posizione di essere i parafulmini di tutte le inevitabili disfunzioni, manca completamente una programmazione che tenti di rendere coerente il DEA con il resto dell’ospedale. Ancora il Pronto Soccorso rappresenta, nella mentalità dei singoli istituti, un corpo estraneo a cui delegare le rogne assistenziali. L’immobilismo che caratterizza la definizione di un Consiglio di Dipartimento, l’evanescenza del Coordinatore, i primari fantasma, non sono solo l’emblema di un malcostume, ma rappresentano una volontà chiara di continuare a gestire il Policlinico come una serie di orticelli personali dove continuare a fare i propri comodi. E’ per questo che gli organismi di rappresentanza e gestione del DEA, che dovrebbero difendere da questi interessi, un concetto non solo assistenziale ma anche di ricerca e didattica legata alle esigenze di pazienti e studenti, vengono boicottati o svuotati.

Un esempio: Apriamo questo nuovo DEA senza un laboratorio analisi annesso poichè mancherebbero i soldi per le attrezzature. Tutto ciò è semplicemente ridicolo! Con decine di laboratori sottoutilizzati è possibile che il Policlinico non riesca a reperire le macchine ed il personale per allestire una struttura in grado di fare un numero di analisi d’urgenza, peraltro relativamente ristretto? Ed è possibile che bisogna appaltare a ditte esterne il trasporto delle provette tra Pronto Soccorso e laboratorio centrale? Ci viene detto che la situazione è provvisoria e che presto si attiverà il laboratorio del DEA; ma non era la stessa cosa detta al momento del trasferimento nell’attuale sede? Attualmente il tempo medio di attesa da quando si fa il prelievo a quando arrivano le risposte è superiore alle 2 ore ma arriva tranquillamente a 3,4 o 5 ore di fronte a quello tecnico di esecuzione che è al massimo di poche decine di minuti. Per tutto questo tempo i pazienti solitamente stazionano presso il PS ingolfando tutta l’attività. Il problema è ben conosciuto da tutti gli operatori. Di fronte ad una situazione di questo genere le beghe legate alla disputa se sia il caso o no di istituire una cattedra di emochimica di urgenza e chi ne debba essere il titolare devono passare in secondo piano.

Quello del laboratorio vuole essere veramente solo un esempio, e probabilmente non il più preoccupante, ma descrive bene quale sia l’origine di molti problemi e disagi. La perenne indisponibilità di posti letto e la difficoltà a saperne il numero e l’ubicazione, dovuto alla gestione a dir poco disinvolta delle varie cliniche, lo scarico di molti malati da parte di reparti e servizi , la mancanza di un adeguata rete di sfogo per gli accessi impropri, sono solo alcuni dei problemi che si vivono al Pronto Soccorso ma che si risolvono fuori di esso.

Anche per questo non sappiamo quanto personale effettivamente serva nella nuova struttura del Pronto Soccorso. L’ipotesi presentata dalla Direzione Sanitaria deve ovviamente essere verificata nella pratica. Di una cosa però siamo sicuri, dobbiamo uscire dalla logica dell’emergenza! Non basta farla finita una volta per tutte con ogni forma di precariato. Non basta avere sulla carta personale sufficiente per coprire senza affanno tutti i ruoli, (cosa tutta da verificare nel piano della Direzione Sanitaria!) ma abbiamo chiesto un integrazione del 30% di personale in più , non solo per le sostituzioni di ferie, malattie ecc, ma anche perché deve diventare prassi corrente, tutta una serie di attività come riunioni periodiche di reparto e di turno, corsi di aggiornamento permanente, rotazione del personale nelle varie specialità, ecc. Occorre pianificare e programmare e non disperdere energie nel tentare di tappare buchi senza alcuna possibilità di successo Queste cose, è ormai universalmente riconosciuto, non rappresentano un lusso, ma una pratica indispensabile se si vogliono raggiungere livelli di efficacia e qualità accettabili. E poi vorremmo ricordare che siamo un ospedale universitario non solo quando si devono moltiplicare cattedre e primariati ma anche perché dovremmo sperimentare protocolli e procedure da offrire alle altre strutture sanitarie. Invece stiamo sempre con "na scarpa e na ciavatta!"

La Direzione Sanitaria ha ridotto la percentuale di integrazione nella sua ipotesi al 25%. La Direzione Generale allo 0%.Questa posizione equivale a condannare nel quotidiano al sottorganico, istituzionalizzare lo straordinario, tagliarsi qualsiasi possibilità di evoluzione dell’organizzazione del lavoro e della qualità delle prestazioni offerte. Chiediamo di rivedere questa posizione e di cambiare mentalità e logiche.

I Pronto Soccorsi inevitabilmente sono i luoghi di precipitazione di tante contraddizioni e malesseri sociali, il terminale obbligato delle numerose falle dele servizio offerto dal Sistema Sanitario, chi vi lavora ne è consapevole ed è anche disposto a confrontarsi in maniera positiva con questa difficile realtà, quello che non si può accettare è di essere al centro della lotta di interessi di bottega che invece di risolvere i problemi ci specula sopra.

 

I LAVORATORI DEL PRONTO SOCCORSO