NON UNA VITA, NON UN SOLDO, PER LA GUERRA

Il sindacalismo di base ed autorganizzato fa appello alle lavoratrici, ai lavoratori, ai giovani, a tutte le forze sociali e politiche coerentemente impegnate contro la guerra e a favore dei diritti dei popoli, affinché si intensifichino le mobilitazioni per fermare l’aggressione e l’escalation della guerra nei Balcani e per garantire l’accoglienza ai profughi.

Il nostro paese sta partecipando attivamente con le basi ed i propri Tornado alle operazioni di una guerra che per la prima volta aggredisce uno stato sovrano e che ha messo fuori gioco le Nazioni Unite relegate al ruolo di inutili spettatrici di decisioni prese altrove, in particolare dagli Stati Uniti ed eseguite dal suo braccio armato, la NATO.

La motivazione della salvaguardia dei diritti umani nel Kosovo viene smantellata dall’inasprirsi delle tragiche sofferenze che quelle popolazioni stanno subendo a causa della guerra, che ha già provocato migliaia di vittime civili, mentre con assoluta indifferenza si continuano a far calpestare i diritti dei Curdi e di molti altri popoli coinvolti in simili situazioni. A nessun paese occidentale passa per la mente di bombardare la Turchia, nazione all’interno della NATO!!

La verità è che siamo di fronte ad una guerra delle potenze economiche vecchie e nuove per ridisegnare gli assetti geopolitici nell’area.

Il "labirinto balcanico" è storicamente un prodotto delle politiche economiche e militari dell’imperialismo mondiale. A dare vita agli scontri inter-etnici slavi è stata la fine degli equilibri raggiunti nel secondo dopoguerra., ciò che sembra nazionalismo serbo o Kosovaro è un fenomeno indotto dallo scontro tra le grandi potenze, in cui i piccoli stati sono schiacciati. Non dimentichiamo che all’indomani della morte di Tito il Vaticano, oggi "impegnato per la pace", si affrettò a riconoscere, subito dopo la Germania, la cattolica Croazia ed a plaudire l’intervento militare in Bosnia, squilibrando il precario equilibrio balcanico.

Nei Balcani la moneta dominante era ed è il marco e anche il capitalismo italiano vi è saldamente insediato. Per dare un’idea, ricordiamo che nel ’98 le esportazioni italiane nel paese di Milosevic superavano gli 842 miliardi di lire . Nemmeno le bombe NATO sono riuscite, per ora, ad arrestare questo flusso di capitali. La questione balcanica, così come è andata ridelineandosi a partire dal 1991, è connessa al processo di accelerazione o rallentamento dell’unione europea. Mentre parlano di pace e di missioni umanitarie , i maggiori imperialismi portano avanti uno scontro preventivo per una nuova spartizione del mondo diretta non solo alla conquista dei territori, ma all’indebolimento dell’avversario. L’intervento NATO nella Yugoslavia ha l’obbiettivo di contenere l’avanzata del marco e, conseguentemente ridurre alla dimensione di nano politico la stessa Unione Europea.

In questa ottica l’aggressione militare della NATO non può che inasprire i conflitti nei Balcani e rafforzare le tendenze nazionalistiche e xenofobe, aggravando le atrocità, i disastri, i lutti, le persecuzioni tra le popolazioni civili, con il rischio che il conflitto si estenda al resto dell’Europa.

Non esistono "guerre umanitarie" ne giustificazioni ideologiche alle guerre che vengono sempre dichiarate in nome di nobili principi (basta ricordare il "Dio è con noi" sulle divise dei nazisti Hitleriani). Pensiamo che nessuna guerra può essere dalla parte dei lavoratori, degli sfruttati, carne da macello per la guerra dei padroni. Non amiamo, non abbiamo mai amato, i Milosevic, i Saddam Hussein e quanti altri, ma le armi e le bombe sono sempre rivolte contro la povera gente, i proletari, contro di noi.

I LAVORATORI HANNO TUTTO DA PERDERE DALLE GUERRE

E’ scandaloso l’atteggiamento ipocrita e complice di Cgil, Cisl e Uil che hanno definito l’aggressione ad un popolo "una contingente necessità", tentando di nascondere che la scelta guerrafondaia del governo D’Alema comporta l’aumento delle spese militari, la compressione delle libertà politiche, civili, sindacali e l’ulteriore militarizzazione del territorio, peraltro già in atto.

ALLA MANIFESTAZIONE DI SABATO 10 APRILE E’ STATA LANCIATA DAL COBAS LA PROPOSTA DI UNO SCIOPERO GENERALE, AL QUALE HANNO GIA’ DATO LA LORO ADESIONE IL COORDINAMENTO DELLE RSU E RIFONDAZIONE COMUNISTA.

COME COBAS ABBIAMO DECISO DI ADERIRE A TUTTE LE INIZIATIVE CONTRO LA GUERRA DEI PROSSIMI GIORNI:

 

 

COSTRUIAMO ANCHE AL POLICLINICO

LO SCIOPERO GENERALE

DI TUTTE LE CATEGORIE CONTRO LE SCELTE DEL GOVERNO E LA PARTECIPAZIONE DELL’ITALIA ALLA GUERRA

 

Roma 13 Aprile 1999 Cobas Policlinico_Università