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Zitto e lavora!

CONFEDERAZIONE DEI COMITATI DI BASE

COBAS Sanità S. Orsola Malpighi

Via S. Carlo, 42 – 40121 BOLOGNA tel. / fax 051.241336 per contatti 3396067642

Zitto e lavora!

Non è bastata una farsa stucchevole - durata più di quanto ci voglia normalmente in una Corte di Assise per decidere un ergastolo contro una persona accusata di omicidio – per nascondere le reali intenzioni dell’Azienda: un provvedimento disciplinare già deciso per punire pesantemente la nostra delegata COBAS - 7 giorni di sospensione dal lavoro con privazione dello stipendio -colpevole di lesa maestà nei confronti della dirigenza di un reparto critico come la dialisi che era riuscita passo dopo passo a costringere gli infermieri a lavorare in condizioni disumane che mettono a serio rischio anche la tutela dei pazienti.

I fatti. La mattina del 25 luglio ‘02 nel reparto di dialisi del S. Orsola Malpighi si verifica una situazione estremamente critica a causa dell’assenza per malattia di ben 4 infermieri che vanno ad assommarsi ad una grave situazione di organico a tutti nota dovuta alla mancata sostituzione di altri infermieri in malattia e ad alcune gravidanze non sostituite. Una situazione quindi nota alla dirigenza del reparto ma anche all’Ufficio infermieristico e alla Direzione Sanitaria, non fosse altro che per le continue lamentele scritte dei lavoratori e della delegata, destinataria oggi del provvedimento disciplinare.

Bene, quella mattina l’elastico troppo a lungo tirato si spezza grazie anche all’atteggiamento arrogante con cui la dirigenza affronta la crisi da troppo tempo annunciata. Il Primario pretende infatti che gli infermieri garantiscano comunque la maggior parte delle prestazioni sanitarie previste, a prescindere dal fatto che questo imponga loro di lavorare in condizioni di rischio. Di fronte alle rimostranze della delegata arriva persino a dire che fino ad oggi gli infermieri in quel reparto hanno lavorato in condizioni di privilegio, perché hanno potuto contare su quell’unità jolly che interviene in caso di duplice emergenza, che d’ora in avanti non ci sarà più, in linea con quello che prevederanno gli standard di accreditamento per le dialisi.

Di fatto le sedute dialitiche di quel giorno sono state effettuate senza l’unità jolly impiegata normalmente per poter consentire l’attacco di tutti i pazienti.

La contestazionedisciplinare. Alla nostra delegata viene contestato di avere mantenuto un atteggiamento ostile nei confronti della Dirigenza del reparto ed in particolare di avere contestato ai medici responsabili la scelta di rinunciare all’unità infermieristica di emergenza che esponeva a forte rischio i pazienti in caso di complicazioni durante le sedute dialitiche in particolare in presenza di pazienti con un quadro patologico complesso.

La gravità di questa contestazione disciplinare - che a nostro giudizio configura una vera e propria condotta antisindacale da parte dell’Amministrazione, motivo per cui abbiamo già dato mandato ai nostri avvocati di adire le vie legali – sta proprio nel fatto che l’Amministrazione ha processato Claudia senza prendere minimamente in considerazione il suo ruolo di delegata RSU, anzi dicendo in maniera esplicita che le decisioni dell’Azienda non si possono mettere in discussione.

Uno strano modo di rispettare i diritti dei delegati, o meglio, di quelli non disponibili a farsi complici di questo modo di gestire la salute, che certo non fa distinguere la sanità emiliana da quella lombarda. Un modello aziendalista che continua a scaricare sui pazienti e sui lavoratori i costi della ristrutturazione del servizio sanitario, a partire dai tagli sugli organici e dall’aumento dei carichi di lavoro che hanno come conseguenza diretta una diminuzione sostanziale della qualità dell’assistenza verso i cittadini che accedono alle strutture sanitarie.

Tutto ciò in un quadro dove la mancata pianificazione degli organici – a cui non era certo estraneo il Primario della dialisi - aveva creato da tempo una situazione impossibile che costringeva gli infermieri a doppi e tripli turni per garantire le sedute previste.

Era prevedibile una situazione critica come quella del 25 luglio? Noi pensiamo di si, così come siamo convinti che la malattia “improvvisa” degli infermieri sia dovuta principalmente al carico di lavoro insostenibile del reparto che non consentiva certo il recupero psico-fisico degli operatori costretti a turni impossibili e massacranti.

Gli infermieri della dialisi avevano da tempo sollevato il problema, chiedendo interventi e garanzie davanti a responsabilità civili e penali dovute a mancata o insufficiente assistenza nei confronti dei pazienti. E l’Azienda come ha risposto? Negando anche l’evidenza, inventando requisiti per l’accreditamento - che ancora non esistono - per giustificare l’impiego del personale in condizioni disumane e di rischio e mandando un messaggio di pura e semplice intimidazione nei confronti di un delegato scomodo che ha osato “sfidare” il suo Primario, ricordandogli che la dignità dei lavoratori si calpesta anche privandoli del diritto di lavorare in condizioni dignitose e di sicurezza.

Perché quel Dirigente non si è attivato per tempo con la Direzione Aziendale per ottenere – conditio sine qua non - il ripristino dell’organico di un reparto critico come la dialisi, dove per altro non possono essere destinati infermieri senza adeguata formazione specifica?

Ci sarebbe piaciuto sapere cosa ne pensa di questa vicenda la RSU, insensibile persino ad una palese lesione dei diritti di uno dei suoi delegati.

Ma questo non ci meraviglia perché altrimenti del disastro degli organici e dell’aumento del carico di lavoro nei reparti se ne sarebbe parlato per tempo.

Ci fa pensare il silenzio di quella CGIL, la stessa che ogni tanto fa i girotondi davanti agli ospedali per il diritto alla salute, che ogni tanto parla di “un altro mondo possibile”. Possibile … tranne che al S. Orsola, dove evidentemente è più conveniente stare dalla parte del più forte, anche se questo non fa propriamente gli interessi di chi lavora.

Per quanto ci riguarda non staremo con le mani in mano. Non ci bastano le intimidazioni per rinunciare alle lotte. Continueremo a batterci perché i nostri luoghi di lavoro non diventino dei supermarket della salute dove i lavoratori vengono spremuti come limoni e i pazienti trattati come strumento di profitto.

E non rinunceremo certo ad opporci all’arroganza di questa Amministrazione che con questo provvedimento disciplinare ha solo dimostrato debolezza, perché in fin dei conti non riesce a dare risposte differenti alle richieste dei lavoratori.

Vi ricordate “la Confessione” di Costa Gravas? Avremo anche potuto evitare – con un semplice ricorso al giudice del lavoro - quella patetica procedura disciplinare, in alcuni momenti proprio simile a quel processo di staliniana memoria, ma volevamo chiarire che noi non abbiamo nulla da temere, anche quando le comparse recitano in coro angelicamente che loro vivono per soddisfare i pazienti. Cosa aspettano allora a garantirgli un’assistenza adeguata con un numero adeguato di infermieri sufficientemente tutelati anche dai rischi?

I lavoratori del Cobas Sanità S. Orsola Malpighi

Fip. 19.01.03 Via S. Carlo, 42 Bologna

Info su: www.azimut-onlus.org

 

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