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PRESIDIO E CORTEO NEL PASCALE. SMASCHERATA LA DIMISSIONE DELLA RADIOTERAPIA

 

Il, 22 novembre 2011, un nutrito gruppo di cittadini, tra pazienti, studenti, operatori sanitari, comitati in difesa della salute e dell’ambiente, lavoratori e disoccupati, si è riunito in presidio all’esterno dell’ospedale Pascale per protestare contro la chiusura della radioterapia: da ieri infatti, nonostante le numerose contestazioni delle settimane scorse, sono iniziate le operazioni di smantellamento dei macchinari.

I cittadini, esasperati dall’indifferenza mostrata nelle ultime settimane dalla direzione dell’istituto, che lascia più di 60 pazienti al giorno affette da tumore alla mammella senza la possibilità di accedere alle cure, sono entrati in corteo all’interno dell’ospedale, raggiungendo la radioterapia e bloccando il camion addetto al trasporto degli impianti smantellati.

 

E’ apparsa immediatamente l’intenzione da parte della direzione di volersi sottrarre ad ogni tipo di confronto, negando all’utenza le risposte. Dopo ore di protesta, finalmente siamo stati ricevuti, ma soltanto per sentirci ripetere le solite scuse: la chiusura sarebbe soltanto temporanea, in attesa che arrivino nuovi e più moderni macchinari, per i quali, come ammette la stessa direzione, non sono ancora partite le gare d’appalto. I tempi previsti solo per mettere in funzione il primo impianto sono infatti di almeno otto mesi. E, nel frattempo, come dovrebbero curarsi le pazienti ? Ci è stato risposto: tramite l’accordo siglato con l’ospedale Ascalesi, a partire dal 28 di questo mese , grazie al quale potrebbero accedere alle cure 4 malate al giorno delle 60 che quotidianamente venivano trattate al Pascale con i macchinari ora smantellati; chi resta fuori, e se i questi rimarranno i presupposti stiamo parlando della quasi totalità delle pazienti, potrà rivolgersi soltanto ai centri convenzionati, che tra attese infinite e servizi mancanti (come il centraggio, che non è presente ovunque) saranno costrette a rivolgersi a centri di cura privati. Centri di cui lo stesso direttore del reparto di radioterapia Paolo Muto e famiglia sono tra i principali proprietari. Apprendiamo infatti in questi giorni, da testimonianze delle stesse pazienti, che sulla base di indicazioni, ricevute al Pascale, di effettuare la radioterapia all’esterno, sono costrette sono costrette a pagare 120 euro per il preliminare centraggio non presente in tutti i centri convenzionati indicati, cioè per un servizio che al Pascale era gratuito! E’ evidente il conflitto d’interessi da parte del direttore Muto, che è stato l’unico ad opporsi alla riapertura della radioterapia fino all’arrivo della nuova strumentazione, giustificandola dall’obsolescenza dei macchinari (ma allora come mai fino a luglio scorso questi potevano funzionare a pieno regime, e fino a stamane è stato possibile irradiare le sacche di sangue destinato alle trasfusioni?).

 

Non è possibile, con la scusa dell'ammodernamento, privare delle cure pazienti che non hanno, per la loro grave condizione, la possibilità di attendere i tempi infiniti delle liste di attesa, già lunghe, degli altri ospedali.

 

Se davvero il problema era l'ammodernamento, perché non è stato garantito un servizio efficiente fino all'arrivo dei nuovi macchinari?

 

Non è tollerabile che si giochi in questo modo con la vita delle persone solo per ingrossare le proprie tasche, già gonfie, di soldi fatti speculando sulla salute dei cittadini!

 

A questo punto ci sono gli elementi per affermare che l’ammodernamento non è che un pretesto per dirottare le pazienti dalla struttura pubblica ai centri privati dove potranno curarsi soltanto sborsando somme esorbitanti…

 

e chi non potrà permetterselo?

 

Insomma il diritto pubblico e gratuito alla cura radioterapica, nell’istituto Pascale, da Luglio scorso viene di fatto negato in nome di un riammodernamento interessato che si sarebbe potuto gestire in modo più efficiente e più rispettoso dei pazienti e di chi ci lavora. Noi continueremo a vigilare e denunciare le speculazioni sulla pelle dei malati e a rivendicare l'accesso gratuito alla salute come diritto fondamentale ed inalienabile!

 

 

 

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