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ACCORDO TRA GOVERNO E SINDACATI SULLA FINANZIARIA E LE PENSIONI

ACCORDO TRA GOVERNO E SINDACATI SULLA FINANZIARIA E LE PENSIONI-

Tutti contenti per l'accordo siglato il primo Dicembre tra governo e sindacati in merito alle pensioni.

Non per fare i soliti guastafeste, ma crediamo che questa euforia derivi sostanzialmente da una cattiva informazione ed in effetti i lavoratori che riescono a guardare aldila' del proprio naso (che in questo caso e' lungo 6 mesi, fino al 30 Giugno '95) cominciano, e da subito, a denunciare non solo la svendita sindacale, che era ampiamente prevedibile, ma questo clima di idilliaca "pace sociale" (in politichese si dice "concertazione") che tanti danni ha prodotto in questi anni alle conquiste dei lavoratori. Bastava leggere i giornali dei padroni (vedi Sole 24 ore) nelle giornate post-accordo per capire che qualcosa non andava.

Se diamo infatti un'occhiata allo schema sottostante ci si rende immediatamente conto che tra emendamenti vari e l'accordo, la finanziaria '95 parte gia' senza soldi. E gia' si parla di un prelievo aggiuntivo nei primi mesi dell'anno.

Da un lato il condono edilizio non ha infatti prodotto il reddito sperato (mentre in compenso ha generato notevoli disastri ambientali), dall'altro il condono fiscale ha introdotto, per garantire un gettito maggiore, una specie di "sanatoria permanente". Questo significa che dipendenti e pensionati continueranno a pagare le tasse forzosamente e senza sconti, mentre professionisti e societa' potranno continuare a patteggiare con il fisco.

Ma questo e' solo l'antipasto, quello che non compare sugli euforici giornali della sinistra sono le condizioni poste dal governo ai sindacati, e che costituiranno la guida inderogabile per la futura riforma:

1. "Gli effetti finanziari di medio e lungo periodo delle norme introdotte non devono discostarsi sostanzialmente da quelli proposti dal governo". Questo significa che devono garantire lo stesso risparmio della finanziaria. Il problema e' solo rimandato di sei mesi , con la differenza che non si potra' piu' derogare sulle cifre.

2. Si auspica una correlazione tra vita contributiva del soggetto e le prestazioni conseguite. La rendita pensionistica va rapportata alla "speranza di vita" .

3. Particolare attenzione va data al paragrafo dove si tratta degli obbiettivi della futura riforma ed esattamente al punto dove viene analizzata la necessita' di procedere a pensioni integrative per i lavoratori. La disponibilita' del governo e' condizionata, tra gli altri, al seguente obbiettivo: "la definizione del sistema di previdenza complementare, comprendendo la rivalutazione e il possibile utilizzo del TFR (la liquidazione), nonche' eventuali meccanismi fiscali incentivanti per la costituzione dei fondi pensione".

I fondi pensione altro non sono che "una previdenza complementare collettiva", un'assicurazione privata (puo' infatti essere gestita da assicurazioni, banche, fondi comuni d'investimento) che il datore di lavoro contrae per il dipendente con i soldi della liquidazione.

Secondo le previsioni la copertura della nostra pensione dovrebbe derivare:

-per il50/60 % coperto dalla previdenza pubblica (INPS)

-per il 12/15 % coperto dalla previdenza complementare collettiva

-per il restante 25/30% puo' essere coperto da un'assicurazione privata individuale contratta direttamente dal lavoratore.

In pratica si va in pensione con il 50%, si rinuncia alla liquidazione per ottenere un'altro 15%, e si paga un'ulteriore quota mensile alle assicurazioni private se si vuole ottenere il totale dell'ultimo stipendio.

Nonostante questo i padroni ritengono di dover pretendere ulteriori sconti fiscali per poter dare il loro assenso alle pensioni complementari collettive. Come se non bastasse nessuno denuncia che il sistema assicurativo ha dei costi altissimi per il lavoratore, cioe' "spese di raccolta" che vengono addebbitate direttamente al risparmiatore-lavoratore, nell'ordine del 20/25% dei premi versati (contro un costo di circa il 2% per l'INPS). Ecco quindi scoperto il gioco sulle pensioni: fare ingrassare le assicurazioni a spese del lavoratore ed affossare la previdenza pubblica che a conti fatti ha un costo notevolmente minore.

Non per essere malfidati, ma queste ci sembrano proprio le direttive portanti della riforma progressista!! Sara' un caso??

Ma vediamo il testo dell'accordo:

PENSIONI

1. Separazione tra assistenza e previdenza. Infatti finora l'Inps ha pagato, su delega del governo, cassa integrazione e prepensionamenti e il governo non ha mai restituito tali fondi.

2. Confermata l'aliquota di rendimento al 2%. Attualmente per i dipendenti statali l'aliquota e' piu' favorevole, essendo fissata al 2,3%.

3. Potra' andare in pensione, senza nessuna decurtazione, il 1 Gennaio 1995, chi al 3/12/93 aveva 35 anni di contributi. L'accordo dice "compatibilmente con risorse compensative che non potranno superare i 500 miliardi". Qualche giornale riporta che ci sara' da subito sui lavoratori dipendenti e datori di lavoro, l'aumento dell'IRPEF dell'1% . Inoltre se questo accordo non verra' fatto entro i prossimi sei mesi aumenteranno dell'1% a carico dei contribuenti, i contributi previdenziali.

4. Fiscal drag. Verra' restituito solo quello del '95. Quello del '94 ci e' stato ormai definitivamente "sequestrato" dal governo, servira' infatti a pagare le spese di ricostruzione per l'alluvione. A parte che vorremmo decidere da soli se devolvere i nostri soldi in beneficenza, ci sembra oltremodo fuoriposto che lo stesso governo che ha provato il condono edilizio, con il disastro idrogeologico che ne consegue, pianga poi lacrime di coccodrillo sulle popolazioni alluvionate. Morale della favola: paghiamo sempre noi!!

SANITA'

5. Esenzione dal ticket per bambini al di sotto dei sei anni, verra' reintrodotta l'esenzione per reddito fino a 70 milioni, non pagheranno i disoccupati e chi ha un reddito inferiore a 16 milioni.

6. Non si potranno avere piu' di due farmaci per volta (prima era sino a sei se si era in possesso dell'esenzione per patologia), pagando la ricetta 6.000 invece che 5.000.

7. L'indennita' del medico che lavora a tempo pieno non verra' decurtata del 25%, nonostante eserciti l'attivita' libero-professionale. Anche questa volta la finanziaria non la pagheranno loro!!! Un privilegio tutto italiano!

Sono inoltre confermati gli accordi del 23 Luglio 1993, da noi denunciati in piu' occasioni, e che prevedevano tra l'altro l'istituzione delle famose agenzie del lavoro. Agenzie che avevano il compito di collocare la forza lavoro secondo la flessibilita' del mercato. Tutto questo con la logica conseguenza di un continuo stato precario del lavoratore, costretto per tutta la sua carriera lavorativa ad adattarsi alle esigenze del mercato. Viene inoltre introdotto il contratto di formazione anche per i pubblici dipendenti. Questi contratti mentre da un lato sgravano di parecchio i contributi dei datori di lavoro, dall'altro sono indice di precarieta' per il lavoratore, che puo' , una volta scaduto il contratto, essere licenziato anche senza motivazione.

PROPOSTA DI RIFORMA DELLE PENSIONI PRESENTATA DAI PROGRESSISTI IL 2 DICEMBRE 1994

1. Nel calcolo delle pensioni si sostituisce il metodo contributivo a quello retributivo. Significa che finora l'assegno era misurato sulle retribuzioni percepite (negli ultimi cinque anni o nel corso della vita) dovrà invece risultare dal monte dei contributi versati.

2. L'assegno va inoltre riferito alla speranza di vita, (calcolata secondo stime ISTAT). Questo vuol dire che godrà di un assegno più alto chi andrà in pensione in età più avanzata con una speranza di vita inferiore. Inoltre le pensioni saranno indicizzate al costo della vita e all'andamento del PIL (Prodotto Interno Lordo). Si premia nella sostanza chi andrà in pensione più tardi, mentre si rischia di coinvolgere disastrosamente le pensioni nel cattivo andamento dell'economia.

3. Flessibilità del pensionamento. Durante il periodo della transizione al nuovo sistema verrà tutelato il reddito previdenziale attraverso il metodo "pro quota", che applica il vecchio regime per gli anni precedenti all'entrata in vigore della riforma.

4. I nuovi iscritti al sistema previdenziale potranno invece andare in pensione a partire dai 55 anni, ma anche dopo i 65 con retribuzioni diversificate.

Cosa cambia quindi con il precedente progetto del governo che prevedeva una decurtazione annua per chi andava in pensione prima dei 65 anni?

5 Si inserisce una differenziazione tra carriere lavorative diverse:

basse carriere (salari di circa 2 milioni al mese)

medie carriere (dai 2 ai 7 milioni)

alte carriere (dai 7 milioni in su)

Facciamo degli esempi.

35 anni di contributi/55 anni di età

Riforma progressista

Sistema attuale

Proposta governativa

Bassa carriera

54,3% (ultimo salario)

65,8% (ultimo salario)

45,1% (ultimo salario)

Media carriera

41,9% ( " )

55,3% ( " )

38,1% ( " )

25 anni di contributi/60 anni di età

Riforma progressista

Sistema attuale

Proposta governativa

Bassa carriera

43,1% (ultimo salario)

47,2% (ultimo salario)

In pratica chi come ultimo stipendio abbia percepito 2 milioni, andrà in pensione con 1 milione al mese.

POSSIAMO QUINDI CONGRATULARCI CON IL PDS ED I SINDACATI CHE, APPENA FIRMATO L'ACCORDO, (CHE A QUESTO PUNTO CI SEMBRA PROPRIO UNA TRUFFA), REGALANO A BERLUSCONI UNA RIFORMA GIA' FATTA CHE RIDUCE LE NOSTRE PENSIONI ALLA META' DELLO STIPENDIO ED IN PRATICA CI COSTRINGE A LAVORARE FINO ED OLTRE I 65 ANNI.

ALLA FACCIA DEL MILIONE DEI LAVORATORI CHE HANNO MANIFESTATO IN QUESTI MESI!

CONTRATTO DEL COMPARTO STATALE

Sempre durante la lunga giornata dell'accordo (ma saranno solo coincidenze?), veniva firmata da CGIL, CISL e UIL l'intesa per il contratto degli statali che da sempre è il battistrada per l'approvazione di tutti i contratti del pubblico impiego, e quindi del nostro.

Ma vediamo solo alcune delle "deliranti" novità contenute nell'intesa:

Aumento contrattuale del 6%, in media 163000 lire lorde.

Viene inserita la contrattazione di secondo livello, ovvero la contrattazione negli uffici periferici. Qui si tratterà anche in merito all'organizzazione del lavoro, compreso il monte ore straordinari. E' previsto tra l'altro che almeno il 20% dell'intero pacchetto delle ore straordinarie verrà sottoposto d'ora in poi al controllo sindacale. Grande vittoria quindi della democrazia, dato che i sindacati confederali, tramite ovviamente le RSU, non solo firmeranno i nostri contratti, senza consultarci, ma organizzeranno il nostro lavoro e decideranno dei nostri straordinari. MA CHI LI HA DELEGATI A TUTTO QUESTO, E CHI CONTROLLERA' LE INEVITABILI CLIENTELE?

Introduzione della valorizzazione individuale, che altro non è se non la vecchia nota di merito che i lavoratori avevano abolito dopo anni di lotta. Ci verrà in pratica dato dal nostro capo servizio un "giudizio" e se risulteremo "buoni" avremo diritto a consistenti aumenti di stipendio (fino a 600000 lire in 6 mesi). PECCATO CHE QUESTI PREMI NON POSSANO ESSERE ASSEGNATI A PIU' DEL 15% DEL PERSONALE... E QUINDI A QUELLI "VERAMENTE BUONI"!

Vengono inoltre estese le sanzioni verso i dipendenti ed ampliate le cause di licenziamento.

Ma la ciliegina sulla torta riguarda le ferie. Le persone che verranno assunte d'ora in poi nei ministeri avranno un taglio di 2 giorni di ferie per i prossimi 3 anni.

Malattia. Verrà pagato il primo giorno. Per la malattia lunga i primi sei mesi a stipendio intero, i successivi tre mesi al 90% e gli ulteriori tre al 50%.

Quindi, cari lavoratori, prepariamoci ad essere buoni, ossequiosi e sani!

Ricordiamo che questo contratto verrà ratificato entro il 5 gennaio 95 e perciò sara il regalo che la "befana sindacato" porterà a tutti i lavoratori.

Info su: www.azimut-onlus.org

 

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