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10 PICCOLI ITALIANI seconda puntata

10 PICCOLI ITALIANI

II° puntata

Riassuntopuntataprecedente:”Un sovvertimento tellurico ha trasformato la terra e, dal giorno alla notte, i suoi abitanti si ritrovano in situazioni, in luoghi e con persone sconosciute e diverse. I nostri 10 piccoli italiani, che si risvegliano su una zattera, hanno in comune solo la lingua e sono 5 donne e 5 uomini di varie generazioni ed opposte esperienze di vita. Approdano in un isola rigogliosa ed accogliente e dalla sopravvivenza, dopo faticose peripezie e confronti, creano un gruppo coeso che condivide quotidianità e sogni, si mettono in gioco soggettivamente, con ricchezze e limiti, iniziano una vita nuova ed affascinante”

Nella condivisione dei diversi ruoli, il punk bestia e la precaria incallita, vengono incaricati di perlustrare l’isola nella ricerca di altri umani. Dopo giorni di affascinanti scoperte in una natura, fra flora e fauna, ricca e pacifica, si imbattano in una immensa pianura dove scorgono due villaggi. Uno ha solo capanne bianche e nere, disposte su file parallele e tutto sembra alla vista ordinato e strutturato. L’altro, a poca distanza dal primo, ha mura ricchi di murales e graffiti e capanne colorate disposte a cerchio, ed alle loro orecchie arrivano voci, musica e tanti altri rumori sovrapposti e confusi. Ritornano alla base emozionati e preoccupati e, la sera, intorno al fuoco il gruppo collettivamente discute e decide il da farsi: ci si avvicinerà ai due villaggi iniziando però da quello ordinato e silenzioso. Nella discussione riaffiorano le diversità, ma per la maggioranza e come se “l’ordine” faccia meno paura, racchiuda meno differenze, rappresenti meno incognite, ed i suoi abitanti vengono immaginati come individui buoni e disposti al confronto, nell’altro villaggio “rumoroso e confusionario” ci sono più pericoli e bisogna essere molto accorti.

Solo la ex maestra, iniziale leader del gruppo, e l’adolescente ribelle, hanno dei dubbi a basarsi solo sull’apparenze , a ragionare a livello dicotomico sugli opposti e rifiutano contrapposizioni così nette fra buoni e cattivi, ma accettano le decisioni della maggioranza visto che quello che interessa tutti è stabilire nuovi rapporti con gli altri abitanti dell’isola.

I due ragazzi ripartono per la grande pianura. Arrivano al primo villaggio, iniziano a girare fra le capanne, tutto e ordinato, pulito, perfetto.. ma non c’è ombra di vita…il villaggio è deserto! Dall’altro villaggio arrivano risa e musiche deliziose, le paure si trasformano in curiosità e, senza ragionarsi troppo, attraversano il ruscello che divide i due villaggi e si ritrovano, quasi per magia, in mezzo ad una esplosione di vita! Incontrano uomini, donne bambini sorridenti ed impegnati in diverse attività: chi si occupa della terra, chi cucina, chi organizza giochi per grandi e bambini. L’unica cosa bizzarra è che ognuno ha un cappellino colorato in testa con due lettere scritte sopra. Una banda musicale viene loro incontro e li accompagna, in corteo, al centro del villaggio: Tutti si siedono in cerchio e senza parlare un ragazzo del villaggio mette sulla loro testa due cappellini: per il ragazzo punk quello con le lettere “P” e “A” per la precaria incallita quello con una“O” ed una “S”. Grandi sorrisi e una sensazione diffusa di enorme socialità, ma tutti riprendono normalmente le attività precedenti e solo i nostri due piccoli italiani rimangono seduti al centro del villaggio! Con le idee più confuse di come erano arrivati e con quei strani cappellini in testa, si rimettono in marcia verso il campo base dove gli altri li aspettano pieni di domande e di curiosità! Il gruppo si convoca in assemblea e lo stupore dei due si trasforma in una sequela interminabile di domande! “Che significano quelle 4 lettere e perché scritte a coppia sui due cappellini?” “ Perché un villaggio è deserto ed un altro e super vissuto?” “ Perché non ci hanno chiesto chi siamo e da dove viviamo?” Le domande sono proprio tante, ma le risposte, le più svariate, fantasiose, razionali sono senza senso. Il tentativo di significare quello strano incontro, va avanti per giorni, ma il gruppo non riesce “a tirar fuori un ragno dal buco” e così si decide di andare tutti e 10 al villaggio, convinti che insieme si riuscirà a comprendere la dinamica del rapporto proposto dagli abitanti del villaggio.

L’arrivo al villaggio è più rumoroso ed allegro del precedente, come se li stessero aspettando. La banda musicale li accoglie e tutti gli abitanti del villaggio, dietro di loro, si dirigono nella piazza centrale e si dispongono in cerchio, si siedono in terra, gli offrono frutta colorata e bevande dolcissime! I nostri 10 piccoli italiani sono attoniti ma contemporaneamente si sentono accolti e rilassati…il ragazzo che aveva messo sulla testa dei due primi visitatori i cappellini, inizia a parlare ..addirittura in italiano.. nel silenzio generale:

“Ben arrivati, vi aspettavamo da giorni.. Noi siamo la tribù “CAMBIAMENTO”, tanti anni fa ci chiamavamo “IMMOBILISMO” e vivevamo nell’altro villaggio, quello che avete visto venendo tutto ordinato e statico. Lo conserviamo come era in quanto elemento di memoria di ciò che non dobbiamo più essere e per mandarci, bastano pochi giorni, chi di noi si dimentica che, nel percorso di confronto/elaborazione/verifica costante che abbiamo scelto, i bisogni collettivi devono prevalere su quelli individuali. Sui nostri cappellini, queste lettere, indicano gli opposti che devono diventare complementari. Sui due vostri cappellini, che diamo sempre agli stranieri, la lettera “P” sta per passività e la “A” per attività; la “O” per oggetti e la “S” per soggetti, così per chiarire a voi e ricordare a noi che c’è confronto solo se tutti sono soggettiattivi e nessuno crede di essere osservatoreod osservato.”

Il punk emozionato per il significato che si porta in testa, riesce a mettere insieme una domanda: “I vostri cappellini hanno altri significati?”

“Certo…ce li leviamo solo mentre dormiamo e, secondo i nostri limiti e difficoltà, ce li scambiamo pure, perché la testa è la sede delle idee ma può anche diventare la base delle resistenze per i cambiamenti! Vedi nel mio c’è una “A” per azione ed una “I” per idea, lui ha una “C” per conoscenza ed una “A” per apprendimento, e poi una “S” per salute ed una “M”per malattia, una “N” per normalità ed una “F” per follia, una “D” per dati ed una “I” per informazione, una “D” per dipendenza ed una “I” per interdipendenza, una “P” per premessa ed una “S” per sviluppo….ecc. Nel nostro villaggio il cambiamento è l’obiettivo da raggiungere concretizzando l’attivazione di una partecipazione consapevole, dove il contributo e le idee di ciascuno siano la differenza che arricchisce la collettività, dove nessuno sia portatore di un proprio sapere e di una propria cultura. La nostra stabilità sta proprio nel cambiamento che riusciamo ad attuare e condividere facendo interagire costantemente verifiche, decisioni, modificazioni”.

Il ragazzo si rende conto che i nostri 10 piccoli italiani lo guardano attoniti e pieni di meraviglia ed anticipando le loro domande dice:

“Ma per caso dalle mie parole sto dando la sensazione che tutto sia stato facile ed indolore? Sapeste le difficoltà e le resistenze che abbiamo incontrato e che, a volte, si ripresentano nei nostri rapporti umani e sociali.. ma noi abbiamo un dono naturale che ci viene proprio dall’ambiente che viviamo, siamo capaci di ascoltare gli altri e la natura ed immediatamente apprendiamo da loro. Per questo vi posso parlare nella vostra lingua e mentre voi apprendete da noi e dai nostri vissuti, noi apprendiamo da voi e dal contesto reale ed emozionale che ci circonda. Insieme oggi stiamo sperimentando la fiducia che ci permette di comunicare e condividere i cambiamenti oggettivi, soggettivi e sociali se decideremo di mettere insieme dubbi e certezze! Pensateci.. per noi adulti i veri insegnanti sono i bambini che mentre giocano sanno coniugare l’espressione, l’attività, i bisogni, i desideri, i sogni, la curiosità, tutti come presupposti dell’atto finale della comprensione”.

“Un nostro famoso pediatra e psicoterapeuta inglese” dice quasi bisbigliando la ex maestra “ci ha insegnato che ogni individuo, sia bambino che adulto, è proprio attraverso il gioco che riesce ad essere se stesso ed ad esprimere le proprie ricchezze mettendole in comune con gli altri ed arrivando ad apprendere e comprendere in un agire collettivo”

“Interessante, avremmo tanto tempo per questi confronti.. ma fatemi dire solo un’altra cosa sulla nostra esperienza.. sapeste quanti errori abbiamo fatto e quante resistenze abbiamo avuto nell’ammetterli per riuscire, dopo una attenta verifica, a correggerli! Per noi il raggiungimento degli obiettivi, che man mano ci siamo proposti, sono stati fonte di reale apprendimento perchè siamo riusciti a sperimentare, in forma dinamica, una partecipazione diretta. Questa piccola isoletta è diventata un luogo condiviso della rappresentazione dei bisogni di tutti e la nostra politica si è configurata come il mondo della vita. Ora la sapete come la pensiamo e tutte le difficoltà, i cambiamenti, le verifiche, che dovreste affrontare se deciderete come gruppo di vivere con noi in questo villaggio dando origine ad una rete. Questa rete dovrebbe iniziare a progettare metaprogetti a distinguere le comunicazioni esplicite da quelle implicite, a verificare e conseguentemente agire cambiamenti costanti, attivi e condivisi, fino a raggiungere una costruzione sociale delle idee. Discutetene bene fra voi e qualsiasi sia la vostra decisione ci siamo già arricchiti con questo confronto, ma mi raccomando indossate tutti un cappellino scegliendolo con la coppia di opposti che rappresentano le oggettive resistenze e difficoltà di ognuno. Vedete qui ce ne sono tanti già scritti ed altri senza scritte che potete completare voi, con questa vernice! Potete andare nell’altro villaggio, tanto è totalmente disabitato ma vivibile in qualsiasi momento. Noi vi aspettiamo qui.. fateci sapere la vostra decisione prendendovi tutto il tempo necessario per una scelta attiva e condivisa!”

I nostri 10 piccoli italiani si ritrovano soli al centro del villaggio e dopo aver scelto o scritto un cappellino ciascuno, senza parlare quasi per non perdere neanche una parola e le emozioni immagazzinate nei loro cuori e nelle loro menti, si incamminano verso il villaggio ordinato e pulito per decidere il da farsi!

COSA DECIDERANNO…….. QUESTA E’ UN’ALTRA STORIA!!!

Info su: www.azimut-onlus.org

 

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