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Esordi psicotici in adolescenza

Esordi psicotici in adolescenza: prevenzione, diagnosi e intervento integrato in Neuropsichiatria Infantile.

(fig. 1)

 

La gestione dell’emergenza psichiatrica in adolescenza non riesce a diventare nè ad essere sentita come un’emergenza organizzativa nazionale, nonostante l’allarme periodico sul fenomeno -in occasione di episodi evidenziati dai media- e, soprattutto, nonostante l’evidenza attraverso i dati ISTAT, di un incremento del numero di ricoveri per disturbi psichici di minori.

Storicamente l’Istituto di Neuropsichiatria Infantile (dal 1994 divenuto Dipartimento), è stato il primo polo, a Roma e nel Centro sud, a perfezionare un modello di gestione degli esordi psicotici, oltre che più in generale delle urgenze psichiatriche in adolescenza. (fig. 2 e 3)

Gli esordi psicotici in età precoce e in adolescenza, sono pertanto l'area elettiva della nostra ricerca assistenziale attraverso un intervento integrato (psicofarmacologico-psicoterapeutico e riabilitativo).

Il ricovero ordinario si articola in due fasi: 1° fase, "intervento medico e farmacologico; 2° fase, "sostegno alla ripresa delle funzioni dell'Io del paziente con sedute individuali di psicoterapia ai ragazzi e alle coppie genitoriali e di riabilitazione in gruppo, attraverso laboratori espressivo-creativi. Tali attività continuano nel corso del post-ricovero in Day Hospital".

I ragazzi che nella maggior parte presentano un periodo pre-morboso di progressivo calo del rendimento scolastico, si avvalgono di attività didattiche (individualizzate e di gruppo), offerte dalla "scuola in ospedale" (fig 4).

Segue la presentazione della caposala coordinatrice Graziella Bastelli sulla illustrazione della terapia occupazionale. Terapia che richiede funzioni educative da parte dell'infermiere psichiatrico dell'età evolutiva, sul cui aggiornamento professionale (anche attraverso eventi formativi ECM) i medici e gli psicologi della UOC A svolgono un lavoro continuo e pluriennale al fine di migliorare la qualità dei percorsi diagnostici e terapeutici dei nostri utenti.

 

Prof.ssa Teresa I. Carratelli

IN VIAGGIO CON NOI…… (fig. 5)

Non sappiamo se attraverso queste parole scritte sul periodico aziendale riusciremo a “rapirvi” per percorrere con noi un viaggio un po’ reale, un po’ fantastico fra le difficoltà , le emozioni, la curiosità, la professionalità, le contraddizioni, le paure che si devono affrontare in un reparto di cura e riabilitazione per gravi patologie psichiatriche adolescenziali come il nostro…ma siamo abituati a metterci in gioco e ad affrontare le sfide…e mentre leggete, se ci riuscite, date immagini al nostro racconto:

Un pò di storia…

Dal lontano 1976, Marco Lombardo Radice, giovane neuro psichiatra infantile in formazione sotto la completa ed innovativa supervisione del prof. Giovanni Bollea, ha iniziato a trasformare il nostro reparto di neuro psichiatria infantile, simile alla maggioranza di tali strutture aziendali attualmente in funzione in tutta Italia, in un luogo dove le gravi patologie psichiatriche dei ragazzi/e potessero trovare uno spazio specifico di ascolto e di cura. Questo ha significato lavorare su una nuova definizione di professionalità per gli operatori e sulla creazione di uno spazio fisico e mentale che permettesse ai nostri ragazzi/e di agire le loro paure e le loro aggressività per poterle contenere, anche fisicamente, e significare in una ripresa di contatto con la realtà. Un luogo dove l’adolescenza riconquistasse la dignità di una particolare ed importante fase di crescita, seconda riedizione dell’infanzia, e potesse essere visitata, soggettivamente ed oggettivamente in gruppo, per permettere di ristrutturare i loro Sé frantumati e spesso neanche più percepiti.

Dai ragazzi/e alle loro famiglie, con una continuità mai sperimentata, con una unicità psiche-soma che dava corpo a lutti, abbandoni, non detti, paure, e permetteva di riprendere una crescita interrotta con violenza, molta sofferenza ed impenetrabili incomprensioni.

Tante sperimentazioni, tanta concretissima utopia, tante verifiche e tanti cambiamenti, come continuità per chi cura e chi è curato, in un processo in divenire.

Dopo Marco Lombardo Radice, tante altre ricche intuizioni, il prof. A. Giannotti e la sua profonda esperienza psicoterapeutica, fino all’attuale gestione della prof.ssa T. Carratelli che, alla sua formazione di psichiatra a orientamento psicodinamico, sta sapendo coniugare una profonda umanizzazione al femminile dei luoghi di cura assistenziali.

“Le risorse umane”… (per dirlo in “aziendalese”)

Alcuni più vecchi, quasi storici, ed altre nuove ricchezze in un movimento perpetuo di trasformazioni, hanno saputo mettersi in gioco, senza caricarsi di aspettative, divertendosi ed impaurendosi dell’imprevedibilità della mente, ed imparando a differenziare fra i propri bisogni, quelli dei giovani utenti e delle loro famiglie.

Non senza cambiamenti, fughe, limiti e difficoltà abbiamo imparato ad ascoltare, a non invadere, a non condizionare, a non imporre, a non giudicare, a non invidiare, per entrare in punta di piedi nel confuso, contraddittorio e fantastico mondo adolescenziale senza abdicare la sfida che i giovani rivolgono agli adulti nella faticosa scoperta di se stessi e di una socialità tutta da costruire.

Per dare vita ad una professionalità umanizzata e significato agli agiti adolescenziali sia nella cura che nella riabilitazione, abbiamo utilizzato e stiamo verificando, in un lavoro di equipe, vari strumenti:

- seminari e corsi di formazione, ora E.C.M., con la diretta partecipazione e gestione degli infermieri, sia nella scelta delle tematiche da affrontare nelle lezioni magistrali sia per raccontare le difficoltà affrontate nei singoli ricoveri e per sperimentare laboratori creativi e di autobiografia, dove abbiamo imparato a raccontarci partendo dai nostri vissuti infantili ed adolescenziali;

- riunioni bisettimanali, con gli operatori medici e non medici del reparto, sui casi con la supervisione del dirigente di II livello della U.O.C.A.;

- esperienza, tipo “Gruppo Balint per Infermieri”, con uno psichiatria per adulti, che ci permette di avere uno spazio, tutto nostro, dove riportare resistenze, paure, rifiuti provate nei confronti di queste gravi e distruttive patologie;

-continue sperimentazioni su laboratori espressivo-creativi (teatro, corto, poesia, fotografia, cineforum, cucina, ballo, computer…) (fig. 6, 7) alcuni proposti e finanziati dal Comune di Roma (assessorato delle Politiche sociali dell’Infanzia e della Famiglia) e quello di cucina dall’azienda Policlinico (finanziato con 200 euro ogni 6 mesi!) che, insieme alle attività nell’associazione di Volontariato Il Grande Cocomero ed alle uscite per il quartiere di San Lorenzo (pizza, mercato, botteghe artigiane, ecc.) (fig. 8), alle gite protette durante il periodo estivo con il pulmino dell’azienda, a visite a musei, mostre, monumenti per far conoscere le bellezze di Roma, vengono utilizzate, in momenti differenziati, per i ricoveri ordinari e diurni.

Nessuna omologazione ma progetti terapeutico riabilitativi individualizzati, proposti dai medici curanti e condivisi con noi operatori, tenendo conto e rispettando le resistenze, le possibilità e le riscoperte acquisizioni dei ragazzi/e. Una sperimentazione concreta di un Io ausiliario capace di offrire loro una nuova esperienza di rapporti non distruttivi, invasivi, annientanti, insieme ad una funzione “specchio” per permettere un venire a contatto con le emozioni ed i sentimenti in modo meno dirompente e confuso.

Tanto ascolto con sentimenti di solidarietà, ma nessuna passiva pietà; tanta ironia e capacità di incuriosire e stimolare la ricerca di una resilienza individuale e collettiva; imparando a trattarli come adolescenti, NON bambini e NON adulti; lavorando sulla nostra sensibilità e capacità di accettazione dei loro contraddittori bisogni, fra dipendenza ed autonomia, identificazione e separazione; permettendogli di vivere, accettando la cura, il faticoso presente e rivisitando, con l’aiuto psicoterapeutico, farmacologico e testologico, un passato doloroso che non può e non deve essere rimosso o paralizzante per diventare soggetti liberi di pensare e concretizzare i propri sogni futuri.

Le difficoltà burocratiche…

Spesso però la logica e le regole di una struttura aziendale-sanitaria ci taglia le ali, imponendoci burocrazie irrazionali e limiti incoerenti rispetto a progetti significativi di cura.

Dai DRG per le psicosi che prevedono un massimo di 60 giorni di ricovero, a volte insufficienti; alle ridotte voci sulle prestazioni riabilitative (terapia occupazionale per tutte le nostre attività); ad imporci insostenibili ricoveri in soprannumero dal DEA (abbiamo 6 ricoveri ordinari con 4 stanze da 1 letto, ed 1 sola da 2 perché è difficile poter mettere insieme gli esordi psicotici e le altre gravi patologie auto ed etero aggressive che ricoveriamo, considerando anche l’identità di genere, confusa e fragile perfino negli adolescenti con uno sviluppo psichico nella norma); a farci lavorare in sott’organico senza sostituzioni ed imponendo straordinari per garantire almeno due infermieri a turno, con l’implica richiesta di essere solo strumenti di contenzione alla ricerca di un farmaco più sedativo e non corrispondente all’inizio o alla continuità di cura oppure ad un uso incondizionato e distaccato di fasce per immobilizzare i ragazzi/e, senza avere la possibilità di fare un contenimento della loro sofferenza e garantendo un rapporto costante con l’operatore anche uno ad uno.

La produttività, intesa come profitto sulla salute e quadratura di bilanci che, invece di intaccare i veri sprechi, taglia sui bisogni per un’adeguata ed umanizzata assistenza, non è funzionale né attuabile nella cura e nella riabilitazione, e tanto meno nell’ indispensabile prevenzione primaria e secondaria degli esordi psicotici in adolescenza.

Per questo ci rifiutiamo di accettare ricoveri in soprannumero, non ci stanchiamo di richiedere personale per l’assistenza (compresi i medici) e materiale ludico, artistico e creativo, per questo crediamo nel nostro lavoro e ci mettiamo tanta professionalità, tanta passione, tanta fantasia, tanta creatività e…tanta determinatezza!

Abbiamo imparato che si può lavorare meglio se si diventa parte attiva del processo di cura, che non si deve aver paura di “conquistare il cielo” se si vuole umanizzare e professionalizzare l’assistenza pubblica, che i sogni si concretizzano se si condividono in un gruppo di curanti capaci di dar fiducia a chi è curato nel condividere i cambiamenti necessari per essere e vivere.

Graziella Bastelli

 

 

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DAI PEDIATRIA

Direttore Prof. Bruno Marino

DIPARTIMENTO SCIENZE NEUROLOGICHE

PSICHIATRICHE E RIABILITATIVE DELL’ETA’ EVOLUTIVA

“ Giovanni Bollea”

Direttrice, Prof.ssa Paola Bernabei

UOC NEUROPSICHIATRIA INFANTILE A (BPE03)

Dirigente Responsabile

Prof.ssa Teresa I. Carratelli

UOC NEUROPSICHIATRIA INFANTILE A (BPE03)

Caposala Coordinatrice

Graziella Bastelli

Info su: www.azimut-onlus.org

 

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