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IL RACCONTARCI PER RACCONTARE

IL RACCONTARCI PER RACCONTARE…

Quante volte i nostri ragazzi e ragazze ci hanno raccontato momenti frammentati della loro vita, quante volte siamo stati scrigni dei loro segreti e delle loro verità, quante volte abbiamo scritto di loro, e non solo se avevano mangiato o dormito, per lasciare ai turni successivi, delle consegne che potessero aiutarci nel difficile compito di com/prensione delle loro paure e sofferenze?!?

Tante volte, quasi tutti i giorni, abbiamo raccontato la fatica del nostro lavoro e quello che loro ci comunicavano, ci facevano provare dentro, stimolando la nostra professionalità insieme ai nostri sentimenti ed ai nostri vissuti. Spesso siamo stati il loro “io” ausiliario, abbiamo giocato con loro creando una cornice affettiva ed accudente, li abbiamo aiutati a ristrutturare i loro sé frantumati o persi, abbiamo ascoltato i loro ricordi, ricompattando la loro memoria e riattivando un rapporto con la realtà che la patologia psichiatrica ed i traumi subiti avevano distrutto. Eppure non abbiamo mai provato a raccontarci noi, a riattivare i nostri ricordi, a mettere in relazione un senso di paura o di particolare affetto, che un nostro paziente ci faceva provare, con un nostro vissuto infantile, con un “fantasmino” che avevamo chiuso in un armadio!

Dopo tanti laboratori creativi, dopo seminari e supervisioni…siamo pronti per raccontarci, per sperimentare, con questo laboratorio autobiografico, lo scrivere di un ricordo stimolato da un odore, da un suono, da un sentimento, per permettere alle nostre sensazioni di fluire libere senza voler fare opere “poetiche” o sentendoci inadeguati nello scrivere, per sperimentare questo nuovo strumento che arricchisce noi stessi, il gruppo e la qualità dell’ascolto empatico che dobbiamo saper sviluppare e trovare nel nostro lavoro.

Riguardo alla memoria E. Hering , fisiologo tedesco, nel lontano 1870 scrive:

“Sembra, dunque, che noi dobbiamo alla memoria praticamente tutto ciò che abbiamo o siamo, che le nostre idee e concezioni siano suo prodotto e che la nostra percezione, pensiero e movimenti quotidiani derivino da questa fonte. La memoria raccoglie gli innumerevoli fenomeni della nostra esistenza in un tutto unico, e, poiché i nostri corpi sarebbero sparsi nella polvere degli atomi che li compongono se non fossero tenuti insieme dall’attrazione della materia, così la nostra coscienza si frammenterebbe i tanti pezzi quanti sono i secondi che abbiamo vissuto, se non fosse per la forza unificante della memoria”

E dopo una ventina di anni l’inglese W. James aggiunge:

“La memoria richiede di più che la mera datazione di un fatto nel passato. Deve essere datato nel mio passato. In altre parole, devo pensare che io ho direttamente sperimentato il suo accadere. Deve possedere quel “calore ed intimità” di cui si è spesso parlato riguardo al sé, come caratterizzanti tutte l’ esperienza di cui il pensante “si appropria”.

Proviamo a ricordare, proviamo a raccontarci con i nostri ricordi, proviamo a giocare con i nostri sogni ed a non dimenticare…è proprio attraverso questo lavoro che diventiamo più capaci e sicuri nel “cullare” i ricordi altrui e nel farci “raccoglitori” dei loro frammenti.

ECM Marzo 2004.

Graziella e Giovanni

Info su: www.azimut-onlus.org

 

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