Home ›› POLICLINICO ›› NORMALE FOLLIA ›› SEMI DI COCOMERO…

SEMI DI COCOMERO…

“Quando il cambiamento da necessario diventa possibile”

“Quando il gruppo da mezzo diventa fine”

 

Questa tesina vuole affrontare una serie di tematiche, problemi, difficoltà, risorse e resilienze verificate e condivise con i volontari di un’associazione di Roma, il Grande Cocomero, che ho contribuito, insieme a molti altri, a far nascere e diventare una realtà sociale di aggregazione giovanile. Con vecchi e giovani volontari ho effettuato interviste e distribuito questionari restituendo, in incontri gruppali, le emozioni ed i significati che, loro i protagonisti di questo confronto, mi hanno comunicato.

Iniziamo con una breve esposizione, raccontata direttamente dai volontari di questa associazione, sulla sua storia, i suoi obiettivi, le sue finalità:

Il Grande Cocomero nasce nel ’93 per rivolgersi alla ricerca ed alla cura nel campo della psichiatria dell’età evolutiva, cresce con una serie di iniziative sia culturali, che scientifiche, che musicali...fino all’assegnazione, nel ’98, dei locali dove, anni prima, era stato girato il film di Francesca Archibugi “Il Grande Cocomero” sull’esperienza professionale ed umana di Marco Lombardo Radice, neuropsichiatria infantile morto a 40 anni di infarto, pioniere della cura e prevenzione delle patologie psichiatriche in adolescenza.

Il suo campo di intervento è la creatività come mezzo di espressione, come strumento per ricreare un contatto interrotto con la realtà, come uno di tanti mattoni da rimettere insieme per ristrutturare e scoprire il proprio sé.

Le sue iniziative sono le più varie: laboratori di musica, di colore, di teatro, di murales, di fotografia, di cartapesta, di creta, di cucina, di espressione corporea; corsi di formazione, seminari, tirocini, cineforum, incontri e dibattiti.

Il mondo bambino e quello adolescenziale sono i referenti privilegiati, ma ci si rivolge anche all’adultità perché la creatività, la fantasia ed il gioco diventino strumenti quotidiani ed amici per conquistare e scoprire armonia ed equilibrio nel difficile traguardo della crescita.

Nel ’98 si iniziano a sperimentare dei “laboratori protetti” con i ragazzi ricoverati in regime ordinario e diurno della II° divisione della Neuropsichiatria Infantile, ubicata a centinaia di metri dall’associazione, ed una volta a settimana per due ore i suoi spazi si animano di richieste e bi-sogni dell’immaginario individuale e collettivo frantumato dalla sofferenza e dagli abbandoni che, le patologie psichiatriche, hanno prodotto in queste giovani menti. Uno spazio ancora da definire, un po’ confusionario e pieno di idee, ma subito accogliente e cangiante, disponibile ad essere inventato e re-inventato, a loro disposizione ma con una cornice ben delimitata e con adulti capaci di accettare la sfida adolescenziale e di non abdicare il proprio ruolo. L’esperienza dura tutt’ora ed i laboratori si sono arricchiti di nuove idee e proposte, offrendo strumenti ed agiti per una costante crescita umanamente professionalizzata per operatori e volontari.

Nel frattempo il quartiere di San Lorenzo, carente di iniziative e spazi per gli adolescenti, ci ha richiesto nuovi impegni rivolti a chi, pur presentando i disagi di un’età contraddittoria e meravigliosa come l’adolescenza, non voleva ammettere di aver bisogno di confronti intergenerazionali ma richiedeva ascolto e spazi da sentirsi propri per essere vissuti come “oggetti tradizionali” nel difficile percorso di crescita. Gli strumenti espressivi, dalla musica al cineforum, sono diventati una priorità da sperimentare per nuove iniziative ed altri gruppi di ragazzi hanno iniziato ad animare il Cocomero.

Bandi comunali, regionali ed europei, feste di carnevale e di Hallowen, iniziative serali culturali e musicali come sottoscrizione per avere, oltre alle tante idee, strumenti concreti per regalarci “sprazzi” di creatività ed uno spazio sempre più accogliente e per permetterci di sperimentare e far sperimentare un canale di espressione umana, calda, colorata e principalmente di contatto fra mente e corpo, fra razionalità ed emozioni, fra realtà ed immaginario.

Tutti i laboratori e corsi proposti venivano e vengono sperimentati dai volontari prima di essere fatti con/da gli adolescenti. A chiunque si presenti al Cocomero con la voglia di diventare volontario, dopo avergli fatto vedere lo spazio, raccontata la storia e le finalità dell’associazione e sottolineato il nostro obiettivo di non essere sostitutivi ai dovuti interventi e servizi sociali/sanitari, gli proponiamo un questionario dove scrive le sue possibilità di tempo, le sue motivazioni, i suoi interessi, ciò che ha fatto, sta facendo e vorrebbe fare in più con l’associazione. Dagli aspetti artistico creativi, alle attività amministrative, ai lavori elettrici e di muratura…tutto diventa indispensabile ed utile alla vita associativa, niente è più necessario e nessuno è più importante, tutti, finchè vivono l’associazione, fanno parte di un insieme.

Sin dall’inizio noi volontari, anche se in un continuo cambiamento legato alla stessa natura del volontariato, abbiamo iniziato a significare l’agito del gruppo per poterci proporre ai giovani che si rivolgevano a noi, non solo per fare iniziative ed avere spazi, ma per riuscire a far crescere soggetti collettivi capaci di riproporsi con le loro ricchezze ed esperienze con noi ed oltre a noi. Non poche sono state le difficoltà ed i cambiamenti da affrontare nel gruppo degli adulti, visto che molti soggetti non avevano avuto esperienze adolescenziali di gruppo, e nelle scintille dell’individualismi, abbiamo costruito, piano piano, un identità gruppale che ci ha permesso di progettare insieme, di condividere, oltre all’obiettivo specifico, un progetto di vita, di metterci in gioco divertendoci a sperimentare quello che andavamo a proporre. Un progetto europeo di formazione , il DIANOIA, fatto insieme all’università Bicocca di Milano, a quella dell’autobiografia (la LUA) e ad una serie di realtà sociali e sanitarie europee ci ha permesso, attraverso incontri e molti laboratori, di confrontare esperienze e di lavorare su noi stessi per mettere in comune le nostre resilienze e progettare sogni che possono diventare realtà in relazioni intergenerazionali. Abbiamo capito che ci veniva richiesto ascolto, rispetto, memoria e riconoscimento di un ambiente libero di aspettative e di imposizioni per costruire una cultura altra fatta di un confronto di diversità. Ma dovevamo iniziare fra/con noi per essere credibili, coerenti e capaci. E così abbiamo imparato a non dare niente per scontato, ad essere pronti a metterci in costante discussione senza perdere le sicurezze acquisite, a non rivolgersi ai giovani con quella saggezza comprensiva ed accondiscendente, sorellastra dell’autoritarismo e delle imposizioni, che tarpa le ali ai cambiamenti ed alle novità…abbiamo lasciato libere le nostre menti nel confronto con la fantasia e la creatività, non abbiamo abdicato il nostro ruolo di adulti nel resistere ed essere disponibili alle sfide adolescenziali e ci continuiamo ad incuriosirci e divertirci nel mettere da parte le nostre difese razionali ed abitudinarie ritrovandoci arricchiti e carchi di nuove energie.

Le esperienze fatte in questi anni ed i risultati che abbiamo potuto verificare, da una parte hanno stimolato altre idee, dall’altra hanno rafforzato la nostra autostima permettendoci di superare le difficoltà che costantemente abbiamo incontrato nel gruppo degli adulti ed in quelli adolescenziali che si sono succeduti al Grande Cocomero.

Infatti da un anno a questa parte alcuni ragazzi, ormai giovani adulti, che hanno partecipato ai nostri laboratori stanno diventando operatori dell’associazione e stanno organizzando laboratori musicali, di graffiti e feste di aggregazione con nuovi gruppi emergenti musicali. In queste feste oltre alla musica si discute di droga, di anticoncezionali, di condizionamenti sociali, di bullismo...e di tanti altre tematiche che loro propongono ed insieme discutiamo per renderle progetti condivisi.

Abbiamo imparato con il tempo quanto sia importante una continua e costante verifica su ciò che agiamo e su ciò che progettiamo, riuscendo a dare un significato sempre più condiviso al nostro agire collettivo. Le difficoltà e le incomprensioni, sono ancora tante, ma tante ne abbiamo superate diventando capaci di attivare cambiamenti rispondenti alle diversità dei nuovi e vecchi volontari ed alle richieste e bisogni di una società e socialità in costante e veloce trasformazione.”

 

Dal raccontarsi degli attuali protagonisti viene evidenziata l’esistenza di un gruppo “storico”di volontari che hanno dato vita all’associazione o si sono aggregati durante gli anni e di un nuovo gruppo composto da giovani adulti che, da quando erano adolescenti, avevano frequentato le attività ed i laboratori cocomerizi.

 

Dalle prime interviste fatte durante la riunione settimanale dell’associazione escono fuori questi vissuti:

il”vecchio”gruppo, pur affascinato dalle nuove energie che stanno arrivando, ha contrapposte reazioni, resistenze e rifiuti per le inevitabili diversità generazionali, senso di onnipotenza e grandi aspettative per aver “creato” dei “volontari figli, paura di non piacere con abbandono del ruolo di adulto…

Il secondo gruppo, pur estremamente grato e legato ai volontari adulti, inizia la sfida senza esclusioni di colpi e, con evidenti contraddizioni e paure, cerca di trasformare le regole di vita dell’associazione unicamente sui propri bisogni!

Dopo faticose e movimentate riunioni i due gruppi iniziano a confrontarsi sui cambiamenti e le condivisioni che dovevano INSIEME proporre, sperimentare, verificare. Un giovane volontario presenta un progetto scritto (che allego alla tesina) “The great watermelon dream” alla riunione del mercoledì, nel quale costruisce e riordina le sue proposte sulle attività e sul modo di concretizzarle. E’ un grosso sforzo che racchiude tutta quella sana onnipotenza di un giovane adulto ricco di energie e di idee che esplodono non tenendo conto del gruppo nella sua complessità e dei necessari ed inevitabili passaggi di condivisione per creare cambiamenti.

Alcuni dei volontari adulti gettono la spugna e con motivazioni personali, si distaccano “momentaneamente” dall’Associazione.

Vengono organizzate due feste musicali con gruppi emergenti per significare e sperimentare con gli agiti le paure e le resistenze reciproche.

Si arriva ad una mediazione sugli orari (max 2 e mezza), si bandiscono i super alcolici e si fa pagare una lattina di birra 2 euro mentre l’entrata è libera, si autogestiscono le pulizie e il controllo alle entrate.

Nelle due iniziative tutto fila liscio e la riunione del mercoledì può riprendere fra proposte e differenze, accettando di dover continuare ad affrontare gli inevitabili cambiamenti che nuove individualità stavano portando al Grande Cocomero.

 

 

Se non si riesce ad affrontare volta per volta le difficoltà, le contrapposizioni, le paure, le chiusure questo spazio vissuto come aperto e contenente, in continuo confronto con i bisogni adolescenziali, sarebbe potuto diventare qualcosa di statico e chiuso?

Le conquiste ed i cambiamenti del “vecchio”gruppo si sarebbero trasformate in chiusure e la convinzione di aver concretizzato uno spazio fisico e mentale di condivisione si sarebbe frantumata sotto i colpi di una costante verifica, di un confronto collettivo su ciò che si è stati, si è , si sta diventando?

Come il passato condiviso, il presente vissuto ed il futuro sognato si sarebbero potuti e dovuti amalgamare in un vivere altro?

 

Penso così, con l’accordo di tutti, di proporre due questionari volutamente diversi anche se con alcune domande in comune, che riportiamo di seguito, per riuscire sia a superare le timidezze di alcuni ed il protagonismo di altri, inevitabilmente presente nei momenti di discussione collettiva, sia per utilizzare uno strumento, oltre le parole, che esprimesse razionalmente i sentimenti e li “bloccasse” su un pezzo di carta, sia per essere un agito concreto da restituire, come confronto, a tutti coloro che erano la parte attiva, pensante, trasformativa dell’associazione.

Uno strumento semplice, come dei questionari, per arrivare ad un fine, la stabilità nei cambiamenti, molto più complesso e faticoso ma che tutti i cocomerini avevano intenzione e voglia di raggiungere per continuare od iniziare a mettersi in gioco come insieme di soggetti attivi, capaci di scegliere e di significare, in una “ricercazione” per costruire ipotesi, per scavare fino ad estrarre il sapere e le ricchezze di ognuno, per continuare a rivolgersi con curiosità voglia di scambiare esperienze ed apprendere novità, alle altre realtà politiche e sociali presenti in un quartiere come San Lorenzo, dove si confrontano generazioni, culture, tradizioni e vissuti molto differenti e complessi.

 

 

 

QUESTIONARIO GRUPPO VOLONTARI ADULTI

SESSO.............ETA'.......LAVORO.......................................................

DA QUANTI ANNI STAI NELL'ASSOCIAZIONE................................

CON QUALE MOTIVAZIONE……………………………………..……………………………...…...… …………………………………………………………………………………………………………….

IN QUALE LABORATORIO/ATTIVITA'……...........................................................…...………………... ..................................................................................................................................……………………… .....................................................................................................................…………………………….…

2 AGGETTIVI, 1 COLORE, 1 OGGETTO PER DEFINIRE IL GRUPPO VOLONTARI ADULTI..............................................................................................................................………………. ......................................................................................................................................................................

I SUOI LIMITI ...............................…................................................................…. ............…………….. ......................................................…..…............................................................................……………….

LE SUE RICCHEZZE..........................................................................................……………………….... ....................................................................................................................................................................

I SOGNI CONDIVISI.......................................................................................................………………....

...................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ...............................…..

SU COSA TI SEI MESSO IN GIOCO CON PIU' FATICA………………….............................................. .............................................................................................................................................………………. ...................................................................................................…………………………………………...

COSA TI HA DATO QUESTA ESPERIENZA...............................................................…………………... ...................................................................................................................................................................... ..............................................................................................................................…...........................….…

COME E COSA E' CAMBIATO NEL TUO AGIRE SOCIALE............……..................………………….. ............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................

IL GRUPPO E' RIUSCITO A CONDIVIDERE LE DIFFERENZE: SI NO (barrare)

- SE SI COME: …………………………........................................................................................... ..................................................................................................................................................................................…………...........................................………………………………...............................................

- SE NO PERCHE': ……........................................................................………………….................... ...........................................................................................................................................................................................………………......................................................................………………………………...

E' RIUSCITO A COMBINARE LE INDIVIDUALITA' E A RENDERE OGNUNO UN SOGGETTO COLLETTIVO: SI NO (barrare)

- SE SI COME: …………….....................................................................................………………. .............................................................................................................................................................…...............................................................................……………………………………………………………

- SE NO PERCHE’: …………..................................................................................……………….... ....................................................................................................................................................................................….................................................……………………………...…

CON QUALI STRUMENTI/DIFFICOLTA' VI STATE CONFRONTANDO CON IL GRUPPO DEGLI ADOLESCENTI…………………………………………………………………………………………...

..........................................................................................................................................................................................................................................................................................……………………………….. ......................................................................................................................................................................

E CON I GIOVANI VOLONTARI PRIMA UTENTI............................................... ...........................................................................................................................................………………... ..............................................................................................................................................………………

VUOI AGGIUNGERE ALTRO SULLA TUA ESPERIENZA E SU QUELLA DEL GRUPPO…………………………………………………………………….…………………………………………………………………………………………………………………………………………

 

 

Data…….

 

 

CIAO E GRAZIE

 

 

 

 

***************** ***************** **************** *************** **************

 

QUESTIONARIO GIOVANI VOLONTARI

SESSO...............ETA'............STUDIO/LAVORO.......................................

DA QUANTI ANNI STAI NELL'ASSOCIAZIONE

COME UTENTE..............COME VOLONTARIO................................

A QUALE LABORATORIO HAI PARTECIPATO..............................................………………………..... .................................................…………………………………………………….......…………………..

IN QUANTI ERAVATE NELL’EX GRUPPO DI ADOLESCENTI..................................………………....

COSA HAI TROVATO NELL'ASSOCIAZIONE........…...................................................………………... ……………………………………………………….....................................................………………....

......................................................................................................................................................................

COSA AVRESTI VOLUTO TROVARE.........................................………………...................……............ ...................………………………………………………………………………………………………... ......................................................................................................................................................................

2 AGGETTIVI, 1 COLORE, 1 OGGETTO PER DEFINIRE IL GRUPPO DEI VOLONTARI ADULTI.......................………………………………………………………………………...……..........

..............................................................………………………………………………………………………………………………………………......................................................................................................

QUALE RAPPORTO, QUALI DINAMICHE FRA IL GRUPPO VOLONTARI ADULTI ED IL TUO EX GRUPPO DI ADOLESCENTI.................................………………………………..…………................. ..............................................................................................................………………………..………....

.....................................................................................................................................................................

COSA CREDI CHE ABBIA CONTRIBUITO A FARTI ESSERE OGGI UN VOLONTARIO/OPERATORE DELL'ASSOCIAZIONE .....…...…………………………......................... ....................................................................................…………………………...………………………...

......................................................................................................................................................................

.................................................................................................................……………….............................

IN QUANTI SIETE COME NUOVI VOLONTARI............................

TI SENTI IN UN GRUPPO DIVERSO E DISTINTO DA QUELLO DEI VOLONTARI ADULTI:

SI NO (barrare una risposta)

-SE hai risposto SI: IN COSA E PERCHE’…………………….………………………………………...

..........................................................................................................................................................................................……………………………………………………………………………………………......

-SE hai risposto NO: COSA C’E’ DI COMUNE NEI DUE GRUPPI………………………..………...

.............................................................................................................................................................................................……………………………………………………………………………………………...

QUALE ATTIVITA' STATE PROPONENDO.……………………………………………...............…...

..............................................................................................................................................................................................…………………………………………………………………………………………………………………………………………….…………………………………………………………….

CON QUALI STRUMENTI……….........................................………………............................................. ............................………………………………………………………………………….……………....

..........................................................................................................................................………………....

CON QUALI RESISTENZE E DIFFICOLTA'...........................................................…...………………...

......................................................................................................................................................................

...........................................................................................................................................………………...

COSA AVETE GIA' CONCRETIZZATO......................................................................…………………....

........................................................................................................................................................................................................................................................................................………………………………....

COSA VOLETE PROPORRE...………………................................................................……………….... ....................................................................……………………………………………...………………...

..........................................................................................................................................………………....

..........................................................................................................................................………………....

COSA DIVENTERA’ L'ASSOCIAZIONE CON IL VOSTRO CONTRIBUTO E LE VOSTRE IDEE..........

.................................................................................................................................................................................................…………………………………………………………………………………………...

........................................................................................................................................………………......

VUOI AGGIUNGERE ALTRO……………………………………………………………………………

……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….

Data……….

CIAO E GRAZIE

 

LE RISPOSTE DEI QUESTIONARI

 

 

I giovani hanno più difficoltà a considerarsi “volontari” e solo in 3 rispondono al questionario rivendicandosi la “responsabilità” di non darlo ad alcuni perché “ancora poco impegnati nell’associazione” ed a differenza loro “ancora più utenti che volontari”. Mi sembra giusto che siano loro a gestirlo ed a decidere da chi farlo compilare.

 

Gli adulti, anche uno volontario da alcuni mesi, si mettono con facilità in gioco e nel giro di due settimane rispondono in 10.

I VOLONTARI ADULTI vanno dai 26 ai 56 anni e sono nell’associazione da 1 a 10 anni.

Le loro motivazioni sono divisibili in due filoni:

*la conoscenza/curiosità verso il mondo ed il modo di essere degli adolescenti di oggi;

*la crescita/utilità individuali nello sperimentare la propria capacità nel mettersi in gioco e nel condividere con altri.

Negli oggetti, nei colori e negli aggettivi con i quali identificano l’associazione spaziano con la fantasia ma ogni definizione rappresenta l’essere cangiante e gli opposti che si confronto in un continuo divenire: da pentola a pressione da gestire con cautela a caffettiera in piena ebollizione che si sa quietare; da puzzle con tanti pezzi da incastrare ad un libro da scrivere insieme; da nuvola morbida ad un coloratissimo arcobaleno che appare dopo la pioggia; da caleidoscopio ricco di forme e colori diversi ad un motorino di avviamento che da lo spunto affinché la macchina si metta in moto e poi se ne sta lì a sentire il rombo di un motore che va - i ragazzi; da salvadanaio dove tutto è ben custodito ad una chitarra che raffigura la possibilità cangiante e rumorosa dell’essere adolescenziale.

I colori vanno dal blu, verde e viola a tonalità vitali (rosso, arancione, giallo, fuxia) e ad un “bianco” che li racchiude tutti.

6 aggettivi sono razionali (produttivi, integrati, impegnati, forti, testardi e caparbi), tutti gli altri sono l’espressione dei loro approcci emozionali con l’associazione: creativi, belli, sognatori, solari, fraterni, veri; “creativi” viene ripetuto 3 volte, “veri, sognatori e solari” 2 .

I limiti sono identificati principalmente nel “tempo”: sia quello personale da dedicare all’associazione sia quello che, nel suo veloce passaggio, richiede al gruppo un continuo cambiamento; per altri “la confusione e la disorganizzazione”, “l’essere polemici ed inutilmente rigidi”, “l’essere amici di vecchia data che rischiano di mettere in disparte i nuovi”, “la buccia di cocomero...poco digeribile ed un po’ dura”.

Le ricchezze partono da ognuno per arrivare ad un confronto in cui il gruppo e le diversità diventano “semi di cocomero non da sputare ma da cacare nell’orto più sincero” per imparare a condividere, a confrontarsi, a conoscersi, ad esplorare, ad essere solidali ed umili, a non disperdere energie, a vivere con sensibilità e grinta, a sapersi divertire insieme.

I sogni condivisi hanno come filo conduttore “lo spazio fisico, mentale ed emozionale del Grande Cocomero”: vivo per esserci tutti, come sviluppo del sentimento del noi, alternativo alla realtà per colorarlo insieme, per una socialità slegata dal ricatto/bisogno del reddito, per realizzare i sogni di tutti condividendoli nell’agire, liberato-liberatorio, autogestito che rispetti il singolo in un confronto e crescita collettiva.

La fatica personale per alcuni volontari sono rappresentate da paure soggettive (timidezza, pigrizia, incostanza, il non sentirsi all’altezza, comunicare con il corpo, entrare in contatto con se stessi) ma tutti identificano nell’imparare ad ascoltare, discutere, confrontarsi, verificarsi, mettersi in discussione, utilizzare il linguaggio in modo dialettico in/con un gruppo, la maggiore sfida che hanno dovuto affrontare.

L’arricchimento ricevuto da questa esperienza è a livello razionale per 3 volontari (affrontare la vita con meno superficialità, essere più concreto nei confronti degli altri, moderarsi nell’esprimere giudizi affrettati) per gli altri spazia dalle coccole, affetto, arricchimento ed apertura mentale; a riconoscere i propri limiti; a sentirsi parte di un gruppo; a capire e confrontasi con le diversità; a scoprirsi più capacità di ascolto e di dialogo; ad aprirsi agli altri ed alle trasformazioni senza paura di farsi male; a provare gioia, stimoli e soddisfazione nel fare insieme.

I cambiamenti individuali avvengono tutti nei rapporti conquistati in se stesso e raggiunti con il gruppo: ora agisco, prima stavo fermo; concretizzazione di progetti e sperimentazioni sociali concrete; apertura agli altri partendo da me; non agire per il senso del dovere ma provare piacere nell’agire verso se stesso e verso gli altri; confronti di ideali che credevo scomparsi; più esperto nei rapporti sociali e nel vedere ed ascoltare gli altri; sensibilità e disinvoltura, attenzione e più forza nel difendere i bisogni di crescita individuali e di gruppo come comunità; ampliamento del mio punto di vista e capacità di analisi per entrare in azione; più capacità di ascolto e meno superficialità nei rapporti.

La condivisione nel gruppo delle differenze c’è per 9 volontari, 1 risponde SI e NO perché c’è paura e pigrizia ad essere chiari. Le “parole chiave” per come avviene la condivisione: fatica (la più gettonata), dialogo, confronto, cambiamento, messa in gioco ed in discussione, rispetto, ironia, ascolto attivo, relazioni.

L’essere soggetti collettivi nel gruppo è un SI e NO per 1 volontario (ancora non c’è una profonda messa in gioco e le differenze non vengono sempre accettate) ed un NO per 1 (ancora troppi individualismi e non c’è un forte e chiaro senso di partecipazione collettiva). Gli altri 8 volontari rispondono SI: perché da soli non c’è il Cocomero; perché c’è libertà di essere, ascolto e rispetto reciproco; perché le diversità possono essere scambiate; perché si pensa e si agisce da gruppo; perché il lavoro è continuo anche se si concretizzano traguardi; perché ognuno parte dalla collettività nell’usare strumenti ed agiti; perché si fa insieme senza concorrenza per raggiungere collettivamente gli obiettivi; perché c’è condivisione nella progettualità, nelle decisioni e nelle responsabilità.

Il confronto con il gruppo degli adolescenti viene vissuto da tutti con grande piacere e fascino, (esperienza magica; rivivo la mia adolescenza; gioia e tanta voglia nel conoscerli e scoprirli); nessuno abdica il proprio ruolo di adulto (essere adulti non invadenti ed invasivi; saper esserci senza invadere i loro spazi fisici e mentali; mettersi in gioco in prima persona per essere esperienza e coinvolgimento; da azioni ad agiti condivisi e significati); vengono chiaramente identificate le paure e le resistenze adolescenziali (dobbiamo superare la loro corazza fatta di paure, insicurezze con pazienza, ascolto e disponibilità; c’è diffidenza da parte loro e resistenza nel confrontarsi con noi su alcuni temi da noi sconosciuti o dimenticati).

Il confronto con i giovani volontari per 2 volontari con il loro arrivo c’è una marcia in più; ci sono grosse risorse ed energie pro/positive; per gli altri c’è da affrontare la sfida per mostrare loro le risorse del gruppo e per integrarsi in un agito collettivo; per non farli agire individualmente scavalcando il gruppo; per vivere con/il gruppo; per lavorare sulle loro proposte e decidere insieme; tutti sono però convinti che loro sono volontari a tutti gli effetti e con pari dignità dei volontari adulti.

L’altro da aggiungere è rivolto al valore ed al significato del gruppo che permette di continuare a sognare; che rende concreta un utopia; che è confronto e scambio anche con altre realtà del territorio; che fa imparare tanti diversi modi di essere e di vivere per crescere individualmente e collettivamente senza resistenze e paure rispetto al cambiamento.

 

I GIOVANI VOLONTARI hanno 17, 21 e 23 anni; il primo si sente volontario da 1 anno ed ha frequentato l’associazione da quando aveva 11 anni; gli altri due da più di 2 anni sono volontari, 1 sta nell’associazione da almeno 4, l’altro si è sentito subito volontario.

Tutti hanno partecipato al laboratorio musicale ed a quello dei graffiti ed i loro gruppi di adolescenti hanno visto la partecipazione di altri 10 ragazzi/e diversificati negli anni.

 

Come gruppo di adolescenti hanno trovato nell’associazione molta disponibilità ed accoglienza; possibilità di sfogare la propria parte writing e tanta pace; la capacità di alcuni di condividere altri più individualisti. Avrebbero voluto trovare più muri per fare graffiti; c’era tutto e quello che non c’era l’abbiamo creato insieme; una squadra compatta.

 

Nell’oggetto, colore ed aggettivi per definire il gruppo dei volontari adulti non giocano di fantasia ma restano legati ai loro agiti e vissuti concreti.

Gli oggetti sono una casa ed una bomboletta spray per scrivere sui muri.

Gli aggettivi simpaticissimi e fantastici; forti e tajosi (usato in dialetto romano per dire in gamba e divertenti).

I colori arancione ed azzurro

Uno di loro risponde razionalmente ed in difensiva rispetto alla distinzione fra i due gruppi dei volontari: “siamo tutti una squadra, adulti o giovani non conta nel gioco del mondo”.

 

Il rapporto fra i volontari adulti ed il loro ex gruppo di adolescenti viene raccontato come un rapporto di fiducia; come una immediata complicità e senso di unità per la voglia di divertirsi e di fare.

Quello che si è sentito subito volontario denuncia un rapporto subordinato e senza autorevolezza (salva solo 1 volontario adulto).

 

Su cosa ha contribuito a farli essere oggi volontari: essere cresciuti insieme; per dare agli altri quello che io avrei voluto per me ed una soddisfazione personale; la passione.

 

Sul sentirsi un gruppo diverso e distinto dai volontari adulti 2 rispondono NO (ci si riesce a capire pur nelle differenze; c’è rispetto e fratellanza) ed 1 SI (non c’è condivisione e c’è vecchiume, in comune ci sono solo gli strumenti).

 

Le loro proposte e gli strumenti da usare: writing e rap utilizzando la parola che è lo strumento migliore; corso di educazione alla musica con la sala prove ed il video proiettore; serate live,lezioni di

strumento ed armonia con i ragazzi/e della Neuro Infantile attraverso gli strumenti musicali, visivi ed audiovisivi per una generazione non più umanistica e scientifica ma multimediale..il quarto potere che incombe.

 

Le difficoltà: la mentalità coercitiva delle ideologie radicate nel tempo, difficoltà economiche, tecniche tattiche, sogni e fantasia, poca saggezza per tutti; nessuna, ci capiamo facilmente; non credo che ci saranno grosse difficoltà, in fondo a chi non piace la musica?

 

Cosa avete già concretizzato: 2 concerti rap da paura; il laboratorio del giovedì è stato un successone, il corso di hip-hop è andato molto bene, ma si può fare di più; un laboratorio il lunedì con dei ragazzi che potrebbero già preparare un saggio, zucca sound, web TV, 3 serate live.

 

 

Cosa volete proporre: retribuire gli sforzi comuni, creando un centro formativo, una scuola di multimedialità; un contest di writing a breve; mi piacerebbe avere l’accesso al giardino della scuola materna sopra il Cocomero, questo potrebbe favorire la realizzazione di molte altre attività.

 

Cosa diventerà l’associazione con il vostro contributo: una ficata (termine romanesco per dire una meraviglia); un punto dove l’adolescente può mettersi in gioco, confrontarsi con gli altri e poter realizzare quello che la testa gli suggerisce; spero che i giovani che pagano una fortuna per avere due nozioni base, al Grande Cocomero troveranno una miriade di risposte concrete.

 

Altro da aggiungere: il Cocomero mi ha dato molto e continuerà a farlo; ho detto tutto; bisogna scegliere una traiettoria e riconfigurare le autorità agendo come un organico con obiettivi concreti.

 

 

 

 

Aver riportate le risposte dei 3 giovani volontari è stato motivato dal fatto che nelle loro stesse risposte scaturisce il difficile lavoro che deve affrontare il gruppo nella concretizzazione di un condivisione delle evidenti diversità. Le energie si toccano con mano, ma anche le paure di lasciarsi andare e le contraddizioni di una crescita ancora in piena evoluzione, con le dovute differenze soggettive date dalle esperienze infantili, familiari e sociali.

 

D’altra parte il cocomero che si disegna come una enorme zucca (in romanesco si usa per indicare la testa) sulla cancello d’entrata dell’associazione è da sempre cangiante e disponibile alle sfide, perché è creatività-emozione, corpo-espressione, mente-razionalità, si diverte a giocare con la parola e con la fantasia… e racchiude, sia come cocomero che come zucca, molti semi rigeneratrici!

La stessa restituzione dei questionari e questa tesina diventeranno strumenti condivisi per significare e lavorare per/sul gruppo, in una prossima riunione estiva cocomerizia che si organizzerà alternando momenti di socialità e di relax a quelli di elaborazione.

 

 

 

Sia nel gruppo dei volontari adulti che in quello dei giovani chi ha avuto, in adolescenza o successivamente, la possibilità di vivere un gruppo è facilitato nell’esperienza al Grande Cocomero: c’è più serenità e disponibilità ai cambiamenti, alle differenze, alle mediazioni; si vive la sfida senza opposizione/contrapposizione; non cerca conflitti per sentirsi vivo; c’è sufficiente autostima per non sentire il bisogno di piacere o di doversi distinguere dagli altri; non si nomina leader od attiva alleanze fittizie perchè si mette in gioco accettando ruoli diversificati e regole condivise; non vive di protagonismi e di individualità che impediscono alle differenze di essere messe sul tappeto con chiarezza ed essere collettivamente elaborate; non cerca una verifica sull’agire collettivo ed ha paura di condividere e restituire agli altri anche i propri sogni; parte in difensiva e costruisce barriere di incomprensioni; si sente costantemente deluso e non trova mai sufficiente ciò che si concretizza; non riesce a dare significato e valore anche ai piccoli passi e le conquiste raggiunte non vengono mai valorizzate; non riesce a vedere nel gruppo lo strumento ed il fine per raggiungere il cambiamento, perché ne ha una profonda paura, e si tiene stretto le proprie certezze non mettendosi in gioco ed in discussione; non ricerca appigli, non vuole sperimentare idee ed azioni, non fa reali investimenti, non ha intuizioni rigeneratrici di un pensiero condiviso e di un futuro da costruire insieme.

 

Il GRUPPO deve sviluppare una presa di coscienza del sé stimolando una capacità di critica soggettiva ed oggettiva; attivando la voglia di scommettere sulle proprie possibilità; rendendo ognuno capace di mediare, anche nell’accettazione di regole che ci stanno strette, disponibile a dilazionare un piacere individuale per un investimento collettivo; ci sollecita a provare felicità in ciò che si costruisce e si conquista, anche se non in modo definitivo e stabile; permettendo ad ogni individuo di crescere e generarsi in un vissuto sociale, politico e culturale come soggetto autonomo, ironico, costruttivamente critico, propositivo, curioso, creativo, sognatore con i piedi per terra, capace di scegliere, battagliero e disposto ad accettare le sfide, costante, leale e coerente (Marmo).

Dare senso alle nostre esperienze, dare significato ai vissuti attraverso il confronto gruppale significa riuscire a scoprire una nuova progettualità che non risente del tempo rarefatto, incerto, sospeso, dilatato, in costante trasformazione ed incomprensibile nei sui cambiamenti politici, sociali, culturali ed umani (Ramazzi).

La nootemporalità che ci permette, come conoscenza/coscienza, di dare un senso ai tempi di vita attivando una trama unitaria fra passato, presente e futuro nella storia soggettiva in rapporto alla storia del mondo e che ci rende capaci di raccontare-ci, di fare narrazione ed autobiografia, di essere memoria, dando senso agli agiti che non sono più atti finalizzati a se stessi ed a risposte immediate, ha bisogno di sociotemporalità per ritrovare e riscoprire una valutazione collettiva del tempo per rendere le azioni individuali azioni sociali, per mantenere/creare sistemi collettivi, per rivivere il corpo come espressione emozionale e di contatto, per costruire dai desideri/bi-sogni individuali orientamenti valoriali che concretizzino solidarietà ed umanizzazione, rispetto e spazi alle diversità, per una cultura ed una società ALTRA (Pollo).

Solo attraverso un lavoro gruppale si può raggiungere questi obiettivi, si può trovare un’osmosi fra tempo e spazio inteso sia a livello fisico che mentale, si può lavorare su se stessi e sul proprio ideale dell’IO (S. Freud) rivisitando quel difficile e contraddittorio passaggio della crescita, sia in prima infanzia che in adolescenza, di individuazione-separazione (Mahler) che, se non risolto, ci porta ad aver paura dei cambiamenti, degli abbandoni, dei lutti, alla perpetua ed infruttuosa ricerca di identificazioni, dipendenze, contrapposizioni (Blos, Novelletto, Winnicott).

Per questo non si può lavorare in/per un gruppo di adolescenti se non si costruisce, fra limiti e difficoltà, il gruppo di adulti (fossero essi volontari, animatori-operatori sociali, scolastici, sanitari); se non si elaborano i propri vissuti e si ripercorrono i non detti della propria vita, attivandosi in un percorso di scambio, di condivisione e di costante verifica. E’ troppo facile, ma estremamente inutile e contraddittorio, parlare dei limiti e difetti delle altre generazioni, specialmente dei giovani, senza essere disponibili a verificare in prima persona le difficoltà sociali, i limiti culturali, i condizionamenti politici nell’attualità del quotidiano, proponendo in modo statico, estraneo, asfittico progetti ed attività. Il mettersi in gioco individualmente per generare collettivamente socialità è faticosissimo, ma quando vissuto e condiviso restituisce molte energie e positività ed è l’unica reale e concreta garanzia di cambiamento.

Il GRUPPO per ricostruire/ristrutturare il sé, per rafforzare l’autostima attraverso identificazioni ed agiti significati in un gruppo di pari (Carratelli, Monniello) che si confronta con adulti che sanno prendere per mano nel fare insieme ed entrare in punta di piedi nelle contraddizioni adolescenziali e nelle diversità dei vissuti e desideri.

Il GRUPPO come un campo dinamico (Lewin) dove attraverso assunti di base (Bion), spesso inconsci ma presenti nelle dinamiche, che attivano dipendenza, attacchi-fughe, accoppiamento (coppia che produrrà un messia salvifico per il gruppo nella sua complessità) ci permette di identificarlo come “unità” e non come “un insieme di individui”.

Il GRUPPO capace di essere in una situazione gruppale (Pichon-Reviére), dove si attiva un compito (spazi, obiettivi, impegni, emozioni, pensieri), si coniuga teoria e prassi e si accetta e si elabora la differenza fra l’esperienza del gruppo nel suo raccontarsi e viversi ed il concetto di gruppo che ne ha il coordinatore-animatore sociale dal suo punto di osservazione differente ed asimmetrico (Bauleo).

Una osservazione dentro/fuori per stimolare metacomunuicazione senza aspettative e manipolazioni, per essere il garante nel gruppo degli inevitabili conflitti , bisogni di potere e rapporti di interdipendenza, pronto a lasciare il gruppo nel momento in cui viene pensata, agita e significata la sua autonomia (Floris).

Il GRUPPO come minimo comune denominatore (Floris), che crea uno sviluppo di legami, reti e gruppi comunicanti, attraverso fatiche, limiti e difficoltà, ma restituisce la parola, perché tutti INSIEME pensano, riflettono, agiscono, crescono, contano, decidono, desiderano, condividono, concretizzano utopie (Lombardo Radice), senza voler risolvere tutti i problemi, ma attivandosi per il cambiamento (Ripamonti) e capaci di apprendere e di essere fra tentativi, errori, valutazioni e correzioni (Villa).

 

Un percorso vivo e cangiante che ha proprio nei cambiamenti la sua stabilità.

 

La storia, in due puntate, “10 Piccoli italiani”, che ho durante il master sul significato e costruzione del gruppo e sulla creazione delle reti, di seguito riportata, affronta in modo creativo e fantastico i vari processi da percorrere per dare concretezza ai bisogni ed identificare nel gruppo uno strumento ed un fine per il necessario ed indispensabile cambiamento sociale, culturale e politico.

 

 

Questa è l’anima e il corpo dell’Animazione sociale

e quanto mi porto dentro come bagaglio di esperienze condivise in questo creativo e professionale master.

Vorrei, infine, regalarvi/mi , come ringraziamento agli adolescenti di tutte le generazioni ed alle loro contraddizioni che rendono eterna la nostra e loro crescita

e stimolano la nostra sensibilità e capacità di ascolto,

questa frase di A. Novelletto che inizia con una citazione di E.H. Erikson :

”L’adolescenza, questa invenzione poco più vecchia di un secolo, continua a funzionare come un mantice che si estende o si restringe a volontà, e questa è forse la sua funzione di raccordo tra il carrozzone dei bambini e quello dei grandi”L’adolescente di oggi e certamente favorito dalla consapevolezza di poter usufruire di questa “moratoria”, ma più ancora egli provvede ad aiutarsi da sé, per mezzo degli investimenti narcisisti con cui protegge l’ampliamento e la differenziazione del suo Sé. Penso in questo momento all’esibizionismo, alla spacconeria, alla mitomania, alle iperboli, ai paradossi, all’incoerenza, alla brutalità, alla doppiezza, all’ostinazione, al rancore, alle sfide, agli slanci , ai candori, alla furberia, all’umorismo, alle ebbrezze, che, come una corazza troppo grande ed un po’ sbilenca, una crisalide talvolta un po’ repellente, proteggono la vulnerabilità del Sé adolescenziale nel suo rimaneggiamento segreto. E quando l’adulto invita l’adolescente a mettersi in discussione ne coglie immediatamente il patema”.

 

Master Vercelli 2006/2007 Graziella Bastelli

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

“Dalla pediatria alla psicanalisi”- “Gioco e realtà” D.W. Winnicott

“Adolescenza” P. Blos

“La psicanalisi dei bambini” M. Klein

“La nascita psicologica del bambino” M. Mahler

“Una concretissima utopia” Marco Lombardo Radice

“Psichiatria psicoanalatica dell’adolescenza” A. Novelletto

“I NO che aiutano a crescere” A. Philllips

“La noia in adolescenza” G. Crocetti

“Teorie sui gruppi, assunti di base per lo sviluppo del gruppo” M. Marmo e V. Rinaldin

“La costituzione della durata della durata negli spazi del quotidiano” M. Rampazzi

“La società dell’incertezza”L.Balbo

“Ogni uomo è un artista” C. Mustacchi

“Il significato del disegno infantile” A. Oliverio Ferraris

“Abitare la cura” S. Marsicano

Dai quaderni di Animazione e Formazione “L’animazione socioculturale” e “L’animazione con gruppi di adolescenti” “L’autobiografia” vari articoli di F. Floris, M. Pollo, L. Formenti e

L. Anzaldi

Materiale E.C.M. effettuati alla UOC A di Neuro Psichiatria Infantile- Azienda Policlinico-Roma

“Adolescenti e ricovero psichiatrico” articolo G. Bastelli

Dalla rivista “Psichiatria dell’Infanzia e dell’adolescenza” articolo G. Bastelli

Tutti gli stimoli ed i materiali avuti durante le lezioni ed i laboratori del master da docenti e tutor (Floris, Pollo, Marmo, Villa, Ripamonti, Belletti e Granetto)

Info su: www.azimut-onlus.org

 

Dai un contributo ai progetti internazionali dei Cobas

Associazione Azimut

Codice Fiscale 97342300585