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VIOLENZA IN FAMIGLIA

 

Il corso di aggiornamento sulla VIOLENZA di genere vissuta in famiglia è stato molto interessante perché ha toccato vari aspetti grazie ai contributi di medici, psicologhe, giuriste, avvocatesse, funzionarie di polizia e femministe...nella totalità donne impegnate da anni nei centri Anti Violenza nelle aziende sanitarie e sui territori.

 

Il coinvolgimento del personale sanitario è inevitabile rispetto all’arrivo nei DEA/PS di queste donne che quasi sempre non denunciano gli agiti violenti del partner ma che, quando lo fanno, hanno bisogno di una capacità di ascolto empatico e se hanno subito violenze sessuali, anche di una serie di attività sanitarie utili ai fini della denuncia e dell’individuazione del colpevole (esami di laboratorio, reperti vari sui vestiti, descrizioni precise ed articolate delle lesioni comprese quelle del cavo orale).

Inoltre in un questionario fatto a Bologna al personale sanitario sulle motivazione delle violenze in famiglia più del 70% ha risposto che la colpa va ricercato nella donna e si giustificavano i violenti per difficoltà economiche, psicologiche ed abuso di alcool. Questo ci ha sconvolto e ci ha stimolato a condividere con altri operatori della salute i dati e le considerazione emerse da questo corso.

 

 

 

La violenza Domestica (IPV:violenza interpersonale intima) viene esercitata con questa impressionante diffusione (dati Istat 2009):

 

-un terzo degli uomini sono violenti e la violenza in famiglia è trasversale e non dipende da cultura, provenienza, condizioni economiche e sociali e patologie psichiatriche;

 

-per le donne dai 15 ai 44 anni, la violenza subita in casa, è la maggiore causa di morte…più dei tumori e cardiopatie;

 

-ogni 15 secondi una donna viene picchiata da un uomo ed il 50% delle coppie vive nella violenza; -in Italia 1 donna ogni 3 giorni viene uccisa (femminicidio) dal partner, il 41% con la pistola;

 

-il 31,9% di donne (6 milioni e 700) fra i 16 e 70 anni sono vittime di violenza fisica/sessuale nel corso della vita con 1 milione di stupri ed il resto con comportamenti persecutori;

 

-7 milioni di donne subiscono violenza psicologica: il 47% isolamento e controllo, il 25% violenza economica, il 21% svalorizzazione, il 7% intimidazione;

 

-il 18% di donne separate subisce stalking;

 

-il 57% di padri separati non adempiono all’obbligo del mantenimento dei figli.

 

- 5 milioni e 400 italiani fanno uso di psicofarmaci e tranquillanti e 3 milioni e 700 sono donne.

 

 

 

La violenza nell’ambito familiare non può avere come sinonimi l’aggressività od il sadismo, perché è un imporre ed esercitare controllo/potere sia a livello fisico, psichico, economico e sessuale.

 

Questa violenza è “invisibile” e “naturale” e spesso viene occultata per eufemizzare il maschile che non viene indicato come “colpevole”; per disumanizzare il femminile che viene svalutato e con la vittima che passa in secondo piano; per colpevolizzare la donna; per psicologizzare il violento trovando mille scuse sugli agiti familiari; per naturalizzare, attraverso una cultura misogina, che vede l’uomo più aggressivo della donna; per distinguere e separare la violenza agita sulla donna e sui figli accettando che un marito violento possa essere un buon padre.

 

Sempre l’uomo violento in famiglia ha una vita normale nell’ambito lavorativo e sociale. Nella coppia sia l’abusante che l’abusata negano la conflittualità di coppia, trovando centinaia di motivazioni che giustifichino gli agiti violenti ed accettando “false riappacificazioni”, gestite unicamente dal partner violento, che riportano inevitabilmente ad un nuovo accumulo di tensione e ad un ulteriore esplosione della violenza.

 

In queste coppie c’è un aumento dell’incidenza di atti violenti sulle donne durante la gravidanza.

 

Nella donna abusata questi sono i fattori traumatici (stressor): ipervigilanza, irritabilità, continuo senso di pericolo, instabilità emotiva con disturbi del sonno, dell’attenzione, incubi, allucinazioni, patologie psicosomatiche, paralisi psicologica con arrendevolezza, passività, percezioni distorte, estraneità dalla realtà fino all’identificazione con l’aggressore.

 

Nella violenza di genere non si può parlare di “sindrome post traumatica da stress” (PTSD) perché la donna viene ferita nella sua identità di compagna/ madre/ moglie, c’è continuità nel trauma che si può ripete nel tempo (grosso rischio di recidiva) e c’è intenzionalità in chi abusa. Quindi la donna che subisce violenza in famiglia presenta “disordini post traumatici da stress”.

 

 

 

La donna che, superando una cultura maschilista dominante e tutte le difficoltà, i sensi di colpa, le paure, i ricatti economici, riesce a denunciare le violenze può rivolgersi ai centri anti violenza ricevendo aiuti sia da un punto di vista legale, medico, psicologico ed abitativo. E’importante per la donna, dopo la denuncia, non ritornare a casa per non scatenare altri e più violenti agiti.

 

Se ci sono dei figli inizia tutto il percorso della separazione e si deve affrontare anche la contraddizione della legge del 2006 sullo “affidamento condiviso”.

 

 

 

L’affidamento condiviso garantisce ai figli di mantenere un rapporto con ambo i genitori che esercitano la podestà genitoriale sulle decisioni della loro vita sia a livello ordinario che straordinario.

 

Ma se un uomo è violento ed abusante rispetto alla propria partner come può diventare un elemento di confronto rispetto alla vita dei figli e come viene rispettata la donna ed i danni psicofisici subiti sia a livello esistenziale che della sua salute? Come possono essere protetti e garantiti i figli ed il loro crescere armonico nelle diverse fasi evolutive?

 

 

 

Le dinamiche violente della coppia, ben differenti dei conflitti di coppia, hanno inevitabilmente comportato nella vita dei figli quando c’era “l’accumulo di tensione”ansia, blocco dell’emotività, sensazioni di pericolo; durante “l’esplosione della violenza” paure, sensi di colpa impotenza, vergogna, inadeguatezza, senso di abbandono; nelle “false riappacificazioni” confusione e rabbia, per poi riproporgli, senza limite, il sofferente ciclo delle dinamiche di violenza fra un genitore abusante ed uno abusato.

 

I figli maschi presentano spesso in adolescenza disturbi di comportamento con vissuti di bullismo, le figlie femmine passività, promiscuità ed identificazione di ruoli da vittime nei nuovi rapporti.

 

 

 

E’ evidente che un uomo violento non può essere un buon educatore avendo un ruolo paterno negativo poiché ha intaccato la relazione madre/bambino-a, ha esposto i figli ad un vissuto di ansie, angosce, paure, non detti, obbligandoli spesso a schierarsi con uno dei genitori ed a vivere insostenibili sensi di colpa per il non riuscire, con l’onnipotenza infantile, ad annullare i conflitti.

 

 

 

Diventa perciò impossibile qualsiasi mediazione familiare e ci si oppone all’affidamento condiviso mettendo in contatto tutti coloro che si occupano delle violenze in famiglia (dal Tribunale civile/penale, a quello dei minori, alla polizia, agli ospedali, ai centri anti violenza) per aiutare le donne nella difficile battaglia del diritto alla vita per loro ed i propri figli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

VIOLENZA SUI BAMBINI

 

 

 

Il 90% della violenza sui minori avviene in famiglia;

 

8% violenza extrafamiliare ovvero da una persona conosciuta di cui il bambino-a si fida;

 

2% da sconosciuti.

 

Chi violenta ha un’età dai 35/45 anni e nel 90% non sono presenti patologie psichiatriche.

 

In ogni stupro e violenza c’è premeditazione e non sono atti compulsivi.

 

La violenza diventa un agito e non un incontro dove la potenza maschile si afferma, il sesso diventa dominio e la modalità organizzativa della psiche del violentatore si basa sulla mascolinità e sul potere esercitato.

 

 

 

 

 

2 milioni di bambini-e sono costretti a prostituirsi (500 mila solo in Brasile)

 

5 Miliardi di dollari vengono spesi nel Turismo sessuale ed i maggiori clienti dopo gli americani, sono i tedeschi, i giapponesi, gli australiani e gli inglesi.

 

Lo fanno uomini fra i 20-40 anni, professionisti, sposati e con una vita sessuale “normale” che dicono di essere attratti dal “diverso” e dal “folcloristico”.

 

 

 

Le vittime di violenze sono fra gli 8/10 anni.

 

1 ogni 6 bambine vengono stuprate dai patrigni ed 1 ogni 40 bambine dai padri.

 

Il 60% di bambine-i subiscono diverse forme di violenza sia fisica che psichica.

 

5 milioni l’anno sono i maltrattamenti infantili denunciati ed ogni anno aumentano dello 0,8%.

 

 

 

Le fasi della violenza sessuale:

 

-fase dell’Adescamento: si creano rapporti preferenziali e privilegiati;

 

-fase di interazione sessuale: da forme poco intrusive al rapporto sessuale;

 

-fase del segreto: la vittima viene costretta al segreto con ricatti, minacce, vergogna, bugie, sensi di colpa;

 

-fase dello svelamento: dagli abusati vengono mandati segnali che devono essere decodificati ed ascoltati per ridare sicurezza verso il mondo degli adulti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

aprile 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Graziella Bastelli

Info su: www.azimut-onlus.org

 

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