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...EVVIVA LE DONNE...

come ogni 8 Marzo, e come in ogni giornata dedicata a qualcosa o qualcuno, si regalano tante parole ai soggetti in questione..sulle conquiste raggiunte, sugli obiettivi da concretizzare, il tutto condito da tante promesse e troppe bugie...NOI COBAS POLICLINICO PARTIAMO INVECE DALLE REALI CONDIZIONI DI ASSISTENZA CHE SI OFFRONO ALLE DONNE DENTRO IL NOSTRO OSPEDALE (dal 2012 vincitore dei 3 bollini rosa come Ospedale delle donne!!??) per visualizzare concretamente un piccolo squarcio di una realtà sempre più antitetica al diritto alla salute e alla vita!

In clinica Ostetrica qualsiasi bisogno diventa un "tragitto ad ostacoli"... gli ambulatori con lunghe attese per visite e ricerche, il servizio di ecografia sospeso finchè l’Azienda non acquista un nuovo apparecchio ecografico, con tanti saluti al concetto di continuità di cura; il repartino interruzione di gravidanza, che, dopo aver rischiato la chiusura per mancanza di medici non obiettori, ha ridotto gli interventi e non ha attivato la somministrazione della RU 486; il reparto di ostetricia, misto di patologia della gravidanza e rooming-in, con i suoi 20 posti letto attivati, invece dei 31 attribuiti dalla Regione, che riesce ad assorbire appena la metà delle donne che decidono di partorire nel nostro Policlinico; la sala parto, vera chicca della clinica, aperta provvisoriamente nel 1999, in attesa di una sala parto costruita a norma di legge, ospita abitualmente dalle 8 alle 22 barelle (ce ne sono state fino a 36!!!), in attesa che si liberi un posto letto in reparto; così nei primi 2 o 3 giorni, e a volte, fino alla dimissione, le donne sono costrette a rimanere in barella in sala parto. Se sono fortunate e NON ci sono più di 15 ricoverate, saranno accolte in una delle 3 stanze adibite alla degenza: di queste, una era una sala parto, un’altra avrebbe dovuto essere la sala travaglio e la terza era la medicheria del reparto. Oltre alla quindicesima barella…le altre vengono allineate lungo il corridoio! Le barelle sono ormai vecchie e traballanti, in molte, il sistema frenante non funziona più e la parte dove poggia la testa non si reclina; le partorienti per lavarsi, spostando un po’ le barelle e i bagagli che le circondano, possono accedere ad un lavandino posto in ciascuna delle 3 stanze; mentre i 3 piccoli gabinetti sono chiusi da malferme porte a soffietto; le mamme non vedono i loro figli e non allattano se non quando possono alzarsi e andare al nido, quindi, per quelle sottoposte a taglio cesareo, almeno 24-36 ore dopo il parto. Ovviamente i loro familiari non possono entrare, eccetto i mariti durante il parto; il vitto è, per qualità e quantità, spesso, immangiabile e le donne se lo fanno portare da casa come alcuni farmaci perché la farmacia ne è sprovvista. A volte capita che una donna partorisca in barella, se ce ne sono altre 2 che stanno partorendo in sala parto!

E… infine, per non farsi mancare niente, ci sono le carenti condizioni igienico sanitarie, l'acqua che casca dai soffitti quando piove tanto, spazi ristrutturati male ed inutilizzabili...

Ma non è un problema che le donne devono affrontare solo al momento della nascita dei propri figli, perchè se c'è un bisogno di prevenzione, di cura o di riabilitazione, vista la chiusura di tutti i servizi Materno Infantile nei territori, anche in clinica Pediatrica e a Neuro Psichiatria Infantile le attese per una prima visita (dalle patologie organiche, psichiatriche, neuro evolutive), il sovraffollamento del Pronto Soccorso, le carenze di organico, i tagli dei posti letto, sia come ricoveri che come diurni, diventano disumane attese di molti mesi, costringendole a rivolgersi al privato con sempre meno garanzie di risposte appropriate e adeguate ai bisogni di vita e di crescita!

QUINDI... EVVIVA LE DONNE ...

alle quali, ALMENO AMMETTIAMOLO, non si riesce a garantire, e non certo solo al Policlinico, gli strumenti basilari per concretizzare il diritto delle proprie scelte per una maternità e una genitorialità voluta e consapevole, visto che si lasciano sole con i loro problemi, sofferenze, drammi, utilizzandole perfino politicamente quando serve equipararsi alle società civili!

Per noi l'8 Marzo è una delle tante celebrazioni delle falsità e ipocrisie di politici, politichesi e di chi dovrebbe essere “un garante” dei nostri diritti e che ci impone, con sempre più consapevolezza, di lottare e mobilitarci per la salute e l’autodeterminazione delle DONNE.

8 MARZO 2016

 

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